Ultrà Genoa, Preziosi: "Usavano il loro potere per ottenere maggiori benefici e denaro"
"Non ho mai avuto paura, nessun timore reverenziale".
(Prima Notizia 24)
Giovedì 25 Gennaio 2024
Genova - 25 gen 2024 (Prima Notizia 24)
"Non ho mai avuto paura, nessun timore reverenziale".
"Aloro del Genoa non è mai interessato nulla. Perseguono solo il loro interesse personale. Usavano il loro potere per ottenere maggiori benefici e denaro cavalcando le difficoltà della squadra.

Ma io non ho mai avuto paura, nessun timore reverenziale".

Così l'ex presidente del Genoa, Enrico Preziosi, ascoltato stamani al Tribunale di Genova come testimone nel processo che vede come imputati 15 ultrà accusati di aver estorto denaro al club per ottenere la pace del tifo.

L'imprenditore dei giocattoli è uno dei pochi ad aver infranto la barriera di "non ricordo" finora posta dagli altri testimoni.

"Io vivo a Milano, dopo la partita me ne tornavo a casa e non me ne frega nulla della piazza. Zarbano", l'ex ad del club genoano, "invece sta a Genova e ha paura".

Al suo arrivo in aula, insieme con l'avvocato Maurizio Mascia, Preziosi ha precisato di non aver mai dato denaro, "era Zarbano a occuparsi delle cose operative. Io mi fidavo di lui pienamente e aveva totale autonomia", e "mi sono anche arrabbiato quando ho saputo della Sicurart, del pagamento che era stato fatto".

Massimo "Leopizzi era il burattinaio", ha continuato Preziosi, aggiungendo che nel 2005 "mi invitarono in un ristorante e volevano farmi dire che avevo venduto la partita col Venezia perché così mi avrebbero potuto ricattare. Io non confessai proprio niente perché non era vero e me ne andai. A quell'incontro Leopizzi mi urlò che 'il Genoa era suo e decideva lui. Gli risposi che se era così poteva iniziare a pagare gli stipendi".

Nel 2017, Leopizzi e il presidente del club dei genoani Davide Traverso, anche lui sul banco degli imputati, si presentarono al suo ufficio: "Mi dissero che Milanetto aveva un debito di 200mila euro verso uno straniero e che sarebbe stato meglio che quel debito fosse saldato per evitare fatti spiacevoli". Per l'ex patron genoano si trattava di un espediente per avere denaro.

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