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Con la nomina di Domenico Naccari, il Marocco intende rafforzare la propria presenza sul territorio calabrese e le relazioni commerciali considerate strategiche in virtù del ruolo del porto di Gioia Tauro, che è il primo porto italiano per traffico merci nonché il decimo in Europa. Ma nello stesso tempo -precisano all’ambasciata italiana del Marocco- in Marocco è presente Tangeri Med, considerato il porto più grande del Mediterraneo in grado di collegare lo Stato africano a ben 77 Paesi diversi e almeno 186 porti.
Quanto basta, insomma, per immaginare cosa potrebbe significare per l’economia mondiale una accordo e un gemellaggio strategico tra questi due mondi così diversi tra di loro.
L’investitura del nuovo Console ha ricevuto il via libera e l’ok istituzionale personalmente dal Ministro degli Esteri marocchino, e Naccari è stato già ricevuto dall'Ambasciatore del Marocco in Italia, Yousef Balla, per la formalizzazione dell'incarico e per l'attribuzione delle sue funzioni.
Per ora si sa soltanto che il nuovo Console Onorario avrà piena e larga competenza sulla circoscrizione territoriale della Regione Calabria, dove evidentemente la comunità di origine marocchina è più vasta e numerosa di quanto non si possa a prima vista immaginare.
L'incarico di Naccari fa seguito ad una intensa attività svolta dal legale calabrese in tutti questi anni nell'interesse della comunità marocchina presente in Italia, e ad una frequentazione continua di relazioni istituzionali tra le autorità italiane e quelle marocchine.
Alle spalle, Domenico Naccari ha comunque una bellissima storia tutta calabrese.
Domenico Naccari nasce a Vibo Valentia il 17 novembre 1968, (“allora si nasceva tutti a Villa dei Gerani dal prof. Scermino), poi cresce a Palmi (“Dove viveva la mia famiglia e dove io sono praticamente cresciuto all’ombra della Varia), attualmente vive a Roma (“dove ho anche fatto il consigliere comunale”), ma con nel cuore la grande locomotiva di Mileto (“dove sono nati i miei genitori”).
Figlio di un magistrato importante, è erede naturale di una famiglia borghese che vanta generazioni di professionisti tra medici, avvocati, magistrati e notai. Si laurea a soli 22 anni in Giurisprudenza presso l’Università di Messina e subito dopo consegue il titolo di avvocato. Il suo curriculum lo vuole anche assistente universitario in Diritto del Lavoro all’Università Tor Vergata di Roma.
Domenico Naccari è anche presidente della prestigiosa Onlus Internazionale “Fondazione CRE, Calabria–Roma–Europa”, Fondazione operativa sul territorio nazionale dal 2011 e che “mira ad essere – spiega lui stesso- un punto di incontro e di collaborazione per una vasta rete di cittadini attivi su tutto il territorio nazionale”. Obiettivo fondamentale della Fondazione è incrementare le attività di ricerca culturale, divulgazione, confronto, ed elaborare proposte da offrire ai decisori sociali e politici.
“La Fondazione- spiega Naccari in una lunga intervista personale rilasciata in queste ore a Radio Onda Verde di Vibo Valentia- è uno strumento di riflessione aperta, per stimolare la discussione in seno all’opinione pubblica sui principali nodi dell’innovazione culturale, politica ed economica e sui passaggi necessari alla Regione Calabria e all’Italia per ridefinire il suo fondamentale ruolo nell’ambito politico-culturale dell’Europa. Ma è anche una istituzione di ricerca, per promuovere studi e approfondimenti capaci di alimentare la produzione di nuove idee all’altezza delle sfide di questo nuovo secolo, una istituzione di formazione, quindi, per l’aggregazione di professionalità e competenze attorno all’obiettivo della promozione e dello sviluppo morale della regione Calabria, dell’Italia e dell’Europa”.
Nei prossimi giorni il neo-console del Marocco sarà ricevuto dalle autorità calabresi per l'inizio di quello che lui immagina già come “un proficuo rapporto istituzionale”.
“Il Marocco – spiega Domenico Naccari – è un partner importantissimo dell’Italia e dell’Europa. Il processo di riforme democratiche avviate dal paese arabo è stato accolto con grande favore dalla comunità internazionale. L’auspicio è che queste trasformazioni possano segnare un nuovo assetto costituzionale capace di garantire un graduale processo di modernizzazione del Marocco nell’alveo del rispetto del diritto internazionale. Il modello italiano di decentramento amministrativo di cui abbiamo ampiamente parlato a Laayoune, potrebbe rappresentare l’architrave di una nuova e moderna edificazione del paese arabo, in un’ottica di integrazione ai principi democratici universali e al contempo di conservazione dell’identità storica, culturale e religiosa di cui il Marocco deve essere orgoglioso”.
È negli uffici del Comune di Gioia Tauro, che si è svolto in questi giorni il primo incontro di presentazione ufficiale tra il neo-console onorario per il Regno del Marocco, Domenico Naccari, ed il sindaco di Gioia Tauro, Aldo Alessio.
Il sindaco di Gioia Tauro ha anche evidenziato con grande soddisfazione che una nuova sede consolare riapre finalmente i suoi battenti a Gioia Tauro dopo il 1891.” Nella metà del 1800 qui da noi erano infatti presenti -per le attività commerciali e mercantili di quell’epoca, soprattutto l'esportazione dei prodotti agrumicoli, legname e olio- numerose sedi consolari come quelle di Stati Uniti, Brasile, Francia, Gran Bretagna, Danimarca, Svezia, Norvegia e infine Germania”.
L’occasione è stata ideale anche per una analisi generale sullo stato delle cose, e dove si è a lungo parlato della grande comunità marocchina calabrese, che oggi pare conti oggi oltre 30 mila residenti in Calabria, regolarmente censiti e regolarmente presenti nelle nostre varie comunità territoriali.
“Parliamo di una realtà notevole- dice Domenico Naccari, che conosce profondamente bene questo “pianeta”: “La presenza in Calabria dei cittadini di origine marocchina, che risale ad alcuni decenni, è ormai una realtà apprezzata in quanto costituita da una comunità laboriosa e ben inserita nel contesto sociale regionale”.
Anche sotto il profilo religioso Gioia Tauro si conferma città ideale per questa nuova istituzione consolare. Aldo Alessio ha infatti tenuto a precisare che “a Gioia Tauro è presente una moschea, molto frequentata e molto seguita dai credenti mussulmani”.
Come dire? Il trionfo del multiculturalismo parte questa volta da Gioia Tauro.