Da oggi, martedì 19 dicembre, è online il video di “Avinu Malkeinu” il nuovo brano (distribuzione Tune Core) della star del fischio internazionale Elena Somaré che ha sdoganato un genere fino a metà del secolo scorso riservato solo agli uomini e tuttora vietato alle donne in alcuni Paesi, portando questa particolare voce ai più alti livelli interpretativi.
Il videoclip di “Avinu Malkeinu” è stato diretto dalla stessa Somaré, che ha scelto per le immagini un'estetica minimalista in cui l’artista esegue il brano su uno sfondo nero.
La scelta di utilizzare solo la presenza dell'interprete e il suo fischio sottolinea la volontà di valorizzare il linguaggio universale di questo brano, creando un'esperienza visiva focalizzata sull'essenza della performance e sulla sua potenza emotiva.
“Avinu Malkeinu” è una preghiera tradizionale ebraica eseguita con il fischio melodico: una richiesta di perdono in un mondo costellato di guerre e un inno alla pace per il nuovo anno.
Il brano è un Padre Nostro ebraico, simile al Padre Nostro cristiano, che veniva cantato nei campi di concentramento: eseguito con il fischio, la nostra voce più ancestrale e universale, diventa una preghiera di tutti, senza barriere linguistiche, di genere o di discriminazione.
Con la sua voce priva di parole Elena Somaré, racconta la necessità collettiva di pace, perdono e comprensione reciproca, sottolineando che, nonostante le avversità, la speranza e il desiderio di un mondo migliore possono persistere attraverso la potenza della musica.
Con Elena Somarè hanno collaborato: Mats Hedberg (chitarra classica, EBow, campionatore), Lincoln Almada (arpa paraguaiana), Gianluca Massetti (tastiere), Morgan Ågren (batteria e percussioni), Filippo De Laura (violoncelli & Root Tar Violin), Bernhard Wöstheinrich (Sounddesign e campionatore). Il brano è stato arrangiato da Mats Hedberg.
"Avevo già preparato e suonato “Avinu Malkeinu” per un concerto che ho fatto a Tel Aviv all’Ambasciata d’Italiana, per me è una delle più belle preghiere ebraiche e il suo significato, in questo momento, è importantissimo – dichiara Elena Somaré – Il fatto di interpretarla con il fischio che è la nostra voce più intima ed ancestrale, una forma di espressione universale priva di linguaggio, aggiunge un livello di connessione e inclusività.
Il messaggio di pace, perdono e speranza trasportato dalla preghiera diventa così accessibile a tutti, indipendentemente dalla lingua, dalla cultura o dalle credenze. Questo è un momento in cui bisognerebbe fermarsi e ritrovare la spiritualità perché in nome delle religioni si compiono atti atroci che nulla hanno a che fare con il messaggio della religione stessa".
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