Lucio Dalla, “Vi racconto del suo amore viscerale per l’Aspromonte”
Dodici anni dopo la sua morte, era il 1 marzo del 2012, lo scrittore calabrese Santo Gioffrè ricorda oggi il suo primo incontro con Lucio Dalla, e il suo desiderio forte di conoscere la Calabria. Cosa che poi Lucio Dalla fece, e ne rimase follemente estasiato, come solo lui sapeva esserlo.
di Pino Nano
Sabato 02 Marzo 2024
Reggio Calabria - 02 mar 2024 (Prima Notizia 24)
Dodici anni dopo la sua morte, era il 1 marzo del 2012, lo scrittore calabrese Santo Gioffrè ricorda oggi il suo primo incontro con Lucio Dalla, e il suo desiderio forte di conoscere la Calabria. Cosa che poi Lucio Dalla fece, e ne rimase follemente estasiato, come solo lui sapeva esserlo.

Per tre giorni - racconta Santo Gioffré - in totale segreto, la mia casa a Sant'Antonio, nel borgo antico di Seminara, divenne rifugio di un magnifico, grandioso artista come Lucio Dalla”.

Il medico-scrittore di Seminara, Santo Gioffrè, oggi uno dei pochi grandi scrittori nazionali di storie e di cose calabresi, utilizza il suo profilo Face Book per ricordare la storia di amicizia nata tanti anni fa tra lui e Lucio Dalla in Calabria.

“Divenimmo amici con Lucio Dalla sul set della grandiosa fiction di Rai Uno Artemisia Sanchez, tratta dal mio romanzo, nel 2006. Lucio Dalla aveva chiesto al regista Ambrogio Lo Giudice che desiderava conoscermi. Non appartenendo ai tanti scrittori della diaspora, partimmo da Seminara con Mimmo Trimboli. Il primo set era nei Castelli Romani. Mi apparve cosa sconcia non assecondare la richiesta. Trovai Lucio Dalla con addosso i costumi di scena e quando gli dissero che ero lì, chiese di sospendere i lavori e mi venne incontro, abbracciandomi, con molta cordialità. Fu molto affettuoso”.

-Che ricordo si porta dentro di Dalla?

“Di un uomo curioso. Dalla era un grande curioso. Ricordo che volle subito sapere come diavolo mi era venuto in testa di scrivere un romanzo così bello quanto audace, e in cui raccontavo l'amore di un Prete per una straordinaria Donna di quel tempo, e dei due che consumavano le loro passioni sessuali dentro una sagrestia”.

-Una storia vera?

“Fu la domanda che mi fece Dalla. Ma è una storia vera o è tutta una finzione? Gli mostrai allora il documento originale, correva l’anno 1789, e da cui avevo tratto ispirazione per la scrittura del mio romanzo storico”.

-Nacque così l’amore di Dalla per la Calabria?

“Dalla mi domandò, visto che cercava ispirazione ed ambienti atti a poter comporre la colonna sonora di Artemisia, di vedere i luoghi dove i fatti che io avevo raccontato nel mio romanzo accaddero realmente, e questo era possibile farlo solo venendo in Calabria nelle nostre terre”.

-Il risultato finale fu un successo internazionale…

“In realtà è così che nacque, "Come il vento", struggente malinconica e dolcissima colonna sonora della fiction, vista poi in tutto il mondo”.

-Un’amicizia la vostra che si è andata consolidando nel tempo?

“Con Lucio rimanemmo in grande comunione d'amicizia. Spesso m'invitava, quando andava nella sua casa sull'Etna, e mi regalava bottiglie di vino. Ah, vino di grande pregio, per un povero astemio totale come me. Ricambiavo con magnifiche ceramiche di Seminara. Non potevo passare da Bologna perché ero obbligato ad andare a trovarlo, in quella bellissima casa, un pò su a Piazza Maggiore”.

-L’ultima volta che lo ha visto?

“Lo avevo sentito qualche giorno prima della sua morte, per congratularmi con lui per Sanremo. Ci saremmo visti quell'estate”.

-Perché oggi ha scritto di lui?

“Perché ricorre il giorno della sua morte e da allora sono passati tanti anni ormai, e la sua colonna sonora “Come il vento” mi è rimasta dentro radicata e cementata nei ricordi e nel cervello. In questo Paese come l’Italia, dove cialtroni, donne imbellettate e guerrafondai dimenticano le glorie nazionali. Ma io no. Presto racconterò ancora di lui e del mio racconto a lui. Ciao Lucio”.


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