Il Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci presenta la prima retrospettiva di Alfredo Volpi in un’istituzione italiana. La mostra ricostruisce la lunga e prolifica produzione del pittore modernista brasiliano, nato a Lucca nel 1896, presentando una vasta selezione del suo repertorio pittorico insieme a una serie di documenti che ne attestano il percorso artistico e il ruolo centrale avuto nell’arte brasiliana del Novecento.
La mostra Alfredo Volpi (Lucca-São Paulo, 1896-1988) presenta per la prima volta in Italia più di 70 opere che testimoniano i momenti salienti della carriera dell'artista, dalle prime tempere degli anni Quaranta fino alle opere più note degli anni Settanta.
Nel corso della sua vita Volpi ha presentato più volte i suoi dipinti in Italia: nel 1963 l’Ambasciata del Brasile a Roma ospitò una sua mostra personale, seguita l’anno successivo dall’inclusione nella Biennale di Venezia. Alfredo Volpi: Lucca-São Paulo, 1896-1988 è la prima retrospettiva dedicata da un’istituzione italiana a uno dei protagonisti dell’arte brasiliana e internazionale del secolo scorso.
La mostra, curata da Cristiano Raimondi con l’assistenza di Daniel Donato Ribeiro, si svolge nel 150° anniversario dall’inizio dell'Immigrazione italiana in Brasile, nella stessa regione in cui Alfredo Volpi era nato e che era stato costretto a lasciare.
Nel 1898 Alfredo Volpi (1896-1988) emigrò con la famiglia dalla Toscana a São Paulo. Nello stesso periodo, tra Otto e Novecento, quasi tre milioni di immigrati italiani arrivarono in Brasile.
Negli anni Dieci Volpi iniziò a lavorare come pittore decorativo per commissioni private, occupazione che manterrà sino alla metà degli anni Trenta. Contemporaneamente, cominciò a dipingere da autodidatta le sue prime tele a olio, attività che proseguirà fino alla fine della sua carriera a metà degli anni Ottanta.
I suoi primi dipinti en plein-air mostrano già un'attenta osservazione della vita quotidiana nelle periferie di São Paulo, continua fonte di ispirazione per la loro cultura popolare, i paesaggi naturali e le vedute urbane.
Nonostante il grande successo ottenuto negli ultimi tre decenni della sua vita, Volpi rimase riservato e concentrato sul suo lavoro.A partire dagli anni Quaranta, iniziò a sperimentare la tecnica della tempera, rendendo sempre più il movimento della pennellata un elemento visibile e costitutivo del dipinto.
Il suo trattamento della superficie piana diventò più strutturato: i volumi si appiattirono, il colore steso in strati sottili e trasparenti assunse valore assoluto.
Nonostante la formazione autodidatta, Volpi rivelò di aver assorbito la lezione del Novecento Italiano e delle ricerche internazionali: tra i suoi riferimenti, Carlo Carrà, Giorgio Morandi, Henri Matisse e Paul Cèzanne. Nel 1950, poi, durante un viaggio in Italia, Volpi scoprì le opere di Margheritone d'Arezzo, Giotto e Paolo Uccello, che gli ispireranno soluzioni spaziali sospese e cristalline, come prive di gravità.
In particolare durante la sua fase "concreta" alla fine degli anni Cinquanta, Volpi trasformò in sintassi geometrica le vedute urbane tipiche della sua produzione, sviluppando lungo gli anni Sessanta e Settanta una sintesi unica tra tradizione, modernità e motivi popolari.
Le sue famose bandierine, stendardi festivi dei quartieri popolari di São Paulo, diventano così un puro motivo geometrico che permette a Volpi di realizzare infinite variazioni cromatiche e compositive sullo stesso soggetto.
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