Franco Calabrò, l'arte del “pezzo giusto”: quando il cronista lascia una scuola di stile e di coscienza

Si è spento a Roma, al Policlinico Gemelli, Franco Calabrò: professionista di lungo corso, punto di riferimento per colleghi e praticanti, capace di unire rigore e umanità senza mai alzare la voce.

(Prima Notizia 24)
Venerdì 19 Dicembre 2025
Roma - 19 dic 2025 (Prima Notizia 24)

Si è spento a Roma, al Policlinico Gemelli, Franco Calabrò: professionista di lungo corso, punto di riferimento per colleghi e praticanti, capace di unire rigore e umanità senza mai alzare la voce.

Ricordare Franco Calabrò significa ricordare un modo di intendere il giornalismo che oggi sembra quasi controcorrente: poche parole, ben pesate; molte verifiche, poca scena. Il suo nome, per tanti, non era legato a una singola “firma” spettacolare, ma alla costanza del lavoro: quello che regge una redazione ogni giorno, tra telefonate, incastri, attese e responsabilità che non finiscono mai in prima pagina. 

Chi lo ha conosciuto racconta un professionista capace di tenere insieme due qualità che raramente convivono: l'attenzione minuziosa ai fatti e una naturale disposizione a non lasciare indietro nessuno. Era il collega a cui si poteva chiedere un parere su un titolo senza sentirsi giudicati, quello che sapeva indicare una strada senza trasformare il consiglio in una lezione, e che ricordava a tutti — con l'esempio più che con i discorsi — che scrivere bene è un dovere verso chi legge. 

Dentro il suo percorso c'era anche un tratto che merita di essere sottolineato: la fiducia nei giovani e nella formazione. Non per retorica, ma perché sapeva che il mestiere si impara davvero quando qualcuno ti insegna a stare sul limite: tra velocità e accuratezza, tra curiosità e prudenza, tra la tentazione di “fare rumore” e l'obbligo di essere corretti. 

E poi c'era l'energia di chi, anche dopo una carriera piena, decide di non chiudersi nel ricordo del passato, ma di continuare a partecipare alla vita della categoria, mettendosi in gioco con entusiasmo e senso di appartenenza. È una lezione silenziosa, questa: che il giornalismo non è soltanto un lavoro individuale, ma un patto collettivo fatto di regole, dignità, e tutela di chi ogni giorno prova a raccontare la realtà. 

Oggi resta il dolore di una perdita che tocca Roma, Reggio e tutte le redazioni in cui è passato, ma resta anche qualcosa di più utile del rimpianto: l'idea che il mestiere, quando è fatto con misura e serietà, diventa un carattere, una postura morale.

E in un tempo in cui la fretta spesso scavalca la sostanza, ricordare Franco Calabrò significa ricordare che la credibilità non si conquista con l'eco, ma con la continuità.


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