Eccellenze Italiane. Carlo Maria Rossi e l’arte in Cina. La sua galleria un cenacolo internazionale
Carlo Maria Rossi, insieme a Penny Kwan, ha appena avviato in Cina uno spazio dal Dna creativo che integra la comunità artistica internazionale con quella locale di Chengdu, capoluogo della provincia sud-occidentale del Sichuan in Cina.
di Pino Nano
Mercoledì 14 Febbraio 2024
Roma - 14 feb 2024 (Prima Notizia 24)
Carlo Maria Rossi, insieme a Penny Kwan, ha appena avviato in Cina uno spazio dal Dna creativo che integra la comunità artistica internazionale con quella locale di Chengdu, capoluogo della provincia sud-occidentale del Sichuan in Cina.

L’arte di tutto il mondo sbarca in Cina e passa da Shanghai, fermandosi a Chengdu, e questo accade oggi grazie ad un progetto culturale di respiro sovranazionale così talmente visionario e innovativo che neanche i cinesi all’inizio ci avevano creduto fino in fondo. Bene, sembra quasi incredibile, ma a reggere le fila e a guidare questo progetto è un giovane manager italiano Carlo Maria Rossi, intellettuale moderno, grande visionario, appassionato d’ arte, esperto di design, ricercatore raffinato del bello, e soprattutto padrone delle nuove tecnologie digitali.

Figlio di una famiglia borghese, suo padre è un famoso professore universitario, Ordinario di Tecnica e Pianificazione Urbanistica all’Università della Calabria, dove è stato anche direttore del Dipartimento di Pianificazione Territoriale, un giorno molla tutto e parte per la Cina, dove costruisce il suo piccolo grande “impero”, che è un “impero di sogni e di progetti futuri”.

Il suo percorso artistico inizia nel cuore di Roma, dove Carlo si diploma con il massimo dei voti all'Accademia di Belle Arti. Specializzato in scenografia, design digitale e arte moderna, sarà fondamentale sulla sua strada l’incontro e la collaborazione come scenografo con il grande giornalista Piero Angela. Le sue prime collaborazioni con la RAI raccontano quella che lui chiama “l'intersezione tra arte e media mainstream”. Questo gli aprirà in seguito le porte alla 56esima Biennale di Venezia dove Carlo Maria Rossi insieme a Penny Kwan, vengono invitati come duo di artisti multimediali, nonché fondatori di No.Name Studio, per collaborare con Shanghai Media Group, alla realizzazione di un progetto chiamato “Experiencing China-The Soul of Wushu” per promuovere la cultura tradizionale cinese alla Biennale di Venezia del 2019.

La sua curiosità innata per il “viaggio”, e il suo pensare creativo, unito naturalmente a una mentalità strategica, lo spingono nel 2012 dall’Italia fino a Shanghai, dove lavora a stretto contatto con l’Ambasciata italiana e l’Istituto di Cultura, e questo diventa per lui, italiano in Oriente, il valore aggiunto che ancora gli mancava.

Fondamentale sarà poi il suo coinvolgimento nelle celebrazioni del 77° anniversario della Proclamazione della Repubblica Italiana a Shanghai, dove il manager italiano mette in mostra la sua “capacità di fondere espressione artistica e tecnologia dando al tutto anche una significativa connotazione storica”.

- Carlo, partiamo dall’inizio. Come nasce questo progetto?

Tutto ha inizio grazie alla collaborazione culturale tra Italia e Cina, rapporto sinergico che ha sempre generato una fusione culturale unica, unendo le tradizioni millenarie di entrambi i paesi, stimolando lo scambio di idee e progetti artistici innovativi, aprendo nuove prospettive. E nell’arte, questa sinergia italo-cinese continua a prosperare ancora oggi, offrendo un terreno fertile per la creatività e la condivisione culturale dei due paesi.

- Un progetto mi pare di grandi ambizioni, che nome gli ha dato?

Lo abbiamo chiamato “CHART -Chengdu House of Art”. È un vero e proprio concentrato di cultura, creatività e design, con lo scopo di avvicinare le persone alle diverse espressioni artistiche. Un nuovo canale per gli scambi internazionali, che mette in mostra opere di artisti locali e internazionali, e contribuisce allo sviluppo culturale di Chengdu attraverso installazioni, workshop, eventi e spazi espositivi.

- Ci spiega esattamente dove siamo?

CHART è situato nella Tianfu International Bio Town, parliamo di un’area di circa 3.700 metri quadrati e un totale di 3 piani. Questo museo è costruito e finanziato da Biotown, grazie alla collaborazione con “Chengdu Tianfu International Bio Town”, un parco dimostrativo biotecnologico globale.

- Carlo cos’è per lei tutto questo? Una sfida culturale o una provocazione al suo vecchio mondo?

Vede, nel giro di qualche mese, CHART sarà un polo attrattivo di eccellenza per artisti provenienti da tutto il mondo e per tutti gli appassionati di arte a 360 gradi. La creazione di CHART non è soltanto un impegno artistico; è una visione sinergica sostenuta dal Governo Locale di Tianfu Bio Town. La partnership con le autorità locali sottolinea l'impegno nel promuovere lo scambio culturale tra i nostri Paese, e nel voler creare un ecosistema vibrante per l'espressione artistica. Naturalmente il supporto del governo locale è un attestato di attenzione e di fiducia al potere dell'arte nella costruzione di una comunità come la nostra.

- Posso provare a sintetizzare? Chart è in realtà una grande galleria d’arte?

Sarò più preciso. CHART è un vero e proprio concentrato di cultura, di creatività e di design, con lo scopo di avvicinare le persone alle diverse espressioni artistiche. Più che di una grande galleria d’arte preferirei pensare ad un nuovo canale per gli scambi internazionali, che metterà in mostra opere di artisti locali e internazionali, contribuendo in questo modo allo sviluppo culturale di Chengdu attraverso installazioni, workshop, eventi e spazi espositivi. Dunque, una sfida culturale certamente sì.

- Come nasce l'idea di No Name Studio e della residenza, perché so che lei ama chiamare il suo studio in questo modo?

No.name Studio nasce da un'interessante coincidenza. A settembre del 2019, Penny ed io siamo stati invitati a partecipare alla cinquantottesima Biennale di Venezia per realizzare un'opera di installazione video per il Padiglione Cinese. E dopo essere tornati da Venezia, Penny mi ha chiamato e mi ha detto: "Carlo, sto cercando uno spazio artistico". Le ho detto che è fantastico e che volevo costruire anche un grande loft fuori Shanghai. Ha continuato a chiedermi di Zhujiajiao, se ne avevo sentito parlare, e mi ha detto che questa città è anche chiamata la "Venezia cinese"... Quindi pensare di allestire uno spazio a Zhujiajiao è stata alla fine una giusta coincidenza dopo la nostra installazione a Venezia in Italia.

- Una bella avventura, immagino...

Alla fine, sono andato a visitare questo posto e sono letteralmente rimasto affascinato da questa piccola città che vive e si muove sull’acqua. Ricordo che quando abbiamo visto lo spazio per la prima volta, era solo un vecchio magazzino di una fabbrica abbandonata. Molto spazioso, però. Come artista, ho capito subito che vivere e lavorare in uno spazio così grande sarebbe stato il sogno di qualsiasi creativo. Quindi abbiamo subito deciso di affittarlo e di ristrutturarlo. La nostra prima idea era quella di trasformarlo in uno studio d'artista, ma poi abbiamo deciso per una residenza d'artista. Questo perché volevamo anche la nostra galleria, il nostro bar e il nostro spazio abitativo. Con tutte queste idee, abbiamo finalmente scoperto che trasformare lo spazio in una residenza per artisti sarebbe stata la forma migliore per realizzare tutto ciò.

- Perché lo avete chiamato No.nameStudio?

“No.name, è uno spazio senza confini. Vogliamo collaborare con varie forme d'arte senza limiti o standard preordinati. Il nome di No.name Studio è venuto da una conversazione che ho avuto con Penny. Sappiamo di avere un concetto chiaro di questo luogo, una residenza per artisti in cui possiamo integrare tutto ciò a cui noi teniamo. Vogliamo invitare diversi artisti, ma la gente non saprà quali artisti saranno presenti contemporaneamente a loro. Quindi, abbiamo pensato: perché non chiamarlo semplicemente No.name Studio? Sarà anche un modo per dare voce agli artisti emergenti che al momento sono sconosciuti, quindi sì, chiamiamolo No Name Studio.Sembra fantastico. Inoltre, esisteva un importante gruppo cinese di arte contemporanea underground nel 1959, noto come Nameless o “No name painting society”, quindi il nostro nome è anche un omaggio a loro, un segno critico nella storia dell’arte cinese”.

- Mi sembra quasi una nuova filosofia di vita...

Se lei parla con Penny sa cosa le dirà? Che l'anno scorso abbiamo scoperto di condividere insieme visioni simili sugli spazi artistici. L'espansione urbana della Cina e la crescita dell'arte contemporanea hanno cambiato il modo in cui i giovani pensano allo spazio. Questo cambiamento è anche uno dei motivi che alla fine ci ha portato qui a Zhujiajiao. Io e Penny vogliamo creare un nuovo tipo di vita artistica fuori città, dove tu arrivi e ti immergi in uno spazio complesso che è allo stesso tempo una galleria, uno spazio creativo, una residenza e uno spazio all'aperto. Come spiegartelo meglio? È una fusione tra arte e vita quotidiana.

- Carlo, qual è la vera chiave del vostro successo secondo lei?

Il quartiere dove abbiamo istituito la residenza è sicuramente una delle cose che rendono questo posto davvero speciale. Il nostro studio è situato nel cuore della storica città sull'acqua, l'area intorno a Shanghai ha molte di queste città sull'acqua designate come patrimonio storico mondiale. Il quartiere è accogliente, avvolgente, e qui ci sono sempre persone felici di offrire il proprio aiuto. Questo lo rende un luogo dove puoi sperimentare la cultura tradizionale cinese. I tetti dei palazzi e dei vicoli hanno più di mille anni di storia. Questo tipo di architettura e atmosfera tradizionali sono ormai difficili o quasi impossibili da trovare in molte città urbane.

- Carlo, se lei dovesse raccontarsi alla televisione cinese, in che modo lo farebbe?

Io sono un italiano, mi sono diplomato all'Accademia di Belle Arti di Roma. Vivo in Cina ormai da dieci anni. Penny e io ci siamo conosciuti e abbiamo lavorato insieme circa sei anni fa. Al momento mi concentro principalmente sulla new media art, sulle installazioni interattive e sull'arte contemporanea. Penny invece vive a Shanghai da 17 anni e prima era a Shenyang. Lei è stata prima di tutto regista teatrale e direttore artistico per la multinazionale cinese dell'intrattenimento Huayi Brothers. Abbiamo deciso di utilizzare i nostri risparmi e le nostre risorse personali per costruire questo spazio per assicurarci di poter rendere conto delle scelte che facciamo. Ciò ci garantisce sufficiente libertà di scegliere e collaborare con partner locali e internazionali che la pensano allo stesso modo e che condividono la nostra missione. Oltre a questo, il programma di residenza per artisti ha sponsor di marchi e locali che hanno abbracciato il progetto fin dall'inizio. Questo ci permette di coprire ulteriori costi di gestione e di sostenere e sponsorizzare la residenza e parte dei materiali agli artisti che ospitiamo.

- Ricorda il suo primo giorno in Cina?

“Sì, sono arrivato in Cina nel 2014 accompagnando mio padre che allora lavorava ad un progetto di ricerca con l'Università della Calabria. Rimasi affascinato dalla bellezza di Shanghai e decisi di rimanere in città per fare un'esperienza di un mese, che si è poi trasformata in una permanenza molto più lunga. Mio padre scherzando dice sempre che mi ha "lasciato" in Cina.

- Quanti amici ha lasciato in Calabria?

“Tra le persone che considero tra i miei cari amici e con cui collaboro ancora oggi, specie in Calabria, mi piacerebbe citare Eliana Godino -una fotografa e grafica calabrese di grande talento-, Daniel Cundari, poeta e performer contemporaneo calabrese altra eccellenza che ha influenzato il mio percorso di studi e Gianluigi Misurelli artista e videografo di effetti speciali quali VFX e CGI”.

- E in Cina quanti italiani ruotano attorno al suo studio?

“Ci sono molti italiani nel mio quotidiano qui in Cina. Tra manager creativi, architetti e professionisti italiani, cerchiamo tutti di dare il meglio di noi in un contesto diverso, ma quello che più ci accomuna è la passione e l'amore per le nostre radici e la nostra terra”.

- Come immagina il futuro di questo laboratorio-studio?

“Stiamo valutando di aprire altre sedi in Italia e all’estero se troveremo i partner giusti”.

- Come scegliete i vostri artisti?

“Selezioniamo l'artista attraverso un bando aperto, che pubblichiamo ogni mese. Vorremmo sponsorizzare l'artista la cui proposta ha il potenziale migliore per promuovere lo scambio culturale nella comunità. Per questo copriamo tutti i costi necessari per completare un progetto. In cambio chiediamo una o due opere che l'artista ha prodotto durante la residenza, o eventualmente un piccolo lavoro se si tratta di designer, architetti o tipologie diverse di professioni artistiche o creative. Le opere d'arte sono per definizione uniche. Sicuramente la nostra priorità è promuovere i nostri artisti. Siamo molto contenti dei nostri progressi, perché abbiamo anche già venduto alcune opere di artisti con cui abbiamo collaborato attraverso i nostri rapporti e i contatti personali e questo ci spinge a credere che questo progetto abbia davvero un futuro importante”.

- Scusi se glielo chiedo, ma so che dentro la sua vita c’è ancora tantissima Calabria.

“Assolutamente sì. Nonostante io sia nato a Roma, le mie radici affondano in Calabria, dove ho trascorso parte della mia infanzia e della mia giovinezza. Ho frequentato il Liceo Artistico Statale Lucrezia Della Valle a Cosenza dove ho lasciato tanti amici e tante gente che mi ha voluto bene. Questa esperienza calabrese, trascorsa a Cosenza, è stata poi determinante nel plasmare la mia identità. La Calabria, con il suo calore e la sua bellezza, è un capitolo prezioso nella mia vita. I ricordi della mia crescita ed infanzia in Calabria sono ancora oggi come dipinti vividi nella mia memoria, ricchi di affetti e tradizioni che porto con me ovunque vada.”

- Carlo, avverto un pizzico di nostalgia in quello che mi dice.

“È molto di più. È un misto di gratitudine e di nostalgia, è piuttosto un inno alla terra che mi ha visto crescere e alle persone che l'hanno resa unica. Spero e mi auguro che queste parole possano sintetizzare il sentimento forte che ho nei confronti di questa terra che considero parte della mia storia e della mia vita”.

- A chi dedica tutto quello che oggi ha realizzato qui in Cina?

“A mio padre, ha accettato la mia scelta di trasferirmi in Cina con entusiasmo e mi ha sempre sostenuto. A mia Madre, che lavora al Ministero degli esteri come esperta alla cooperazione italiana dei Paesi Esteri e quindi nessuno meglio di lei può capire la mia scelta. Ai miei amici di un tempo, ai miei professori, alle cose che più amo”.


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