Unirai: attacco a mezzi Rai impegnati in Slovenia per servizio su Foibe
"Condanniamo questi atti intimidatori e violenti che non fermeranno il lavoro dei giornalisti Rai per raccontare i crimini di ieri e di oggi".
(Prima Notizia 24)
Mercoledì 17 Gennaio 2024
Roma - 17 gen 2024 (Prima Notizia 24)
"Condanniamo questi atti intimidatori e violenti che non fermeranno il lavoro dei giornalisti Rai per raccontare i crimini di ieri e di oggi".
Ieri pomeriggio una troupe Rai impegnata a realizzare in Slovenia un servizio sugli eccidi delle foibe si è vista danneggiare i veicoli da ignoti nei pressi di una caverna in cui stava realizzando delle riprese.

A rende noto l’episodio, denunciato alle forze dell’ordine, il sindacato Unirai, liberi giornalisti Rai.

Nei pressi del villaggio di Podpec, a pochi chilometri dal confine italiano, l’inviato del Tg2 Andrea Romoli, accompagnato dagli speleologi Franc Maleckar e Maurizio Tavagnutti, si è calato all’interno della caverna di Bliznji dove nel 1945 le milizie comuniste di Tito hanno trucidato centinaia di persone.

Una volta emersi dalle grotte, dove hanno ritrovato molti resti umani, Romoli e la sua troupe hanno trovato le macchine di servizio, lasciate ad alcune decine di metri di distanza, pesantemente vandalizzate.

Il mezzo più colpito è quello che portava il distintivo di riconoscimento Rai a cui è stato sfondato il parabrezza e distrutta la fiancata. Gli equipaggiamenti all’interno dei mezzi non sono stati in alcun modo toccati.

Unirai condanna questi atti intimidatori e violenti che non fermeranno il lavoro dei giornalisti Rai per raccontare i crimini di ieri e di oggi.

Dalle Foibe in Istria alle fosse comuni di Bucha è teso un unico filo rosso di sangue, che bisogna ricordare e denunciare perché quegli orrori non si ripetano. Farlo senza paure e reticenze è la maniera migliore per onorare lo straordinario lavoro di ricucitura delle ferite del passato realizzato dalle comunità italiana e slovena al di qua e al di là del confine, per costruire un comune futuro di pace e convivenza.

Dalla storica stretta di mano tra il presidente Mattarella e il suo omologo sloveno Pahor davanti alla foiba di Basovizza non si torna indietro.

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