Tra l'Europeo all'Olimpico e al Foro Italico di Roma, e le Olimpiadi di Parigi, in cui bisognerà difendere gli ottimi risultati di Tokyo, il 2024 dell'Italia dell'atletica si preannuncia ricco di soddisfazioni.
Per il Presidente della Fidal, Stefano Mei, l'Italia, reduce dai successi ottenuti negli ultimi tre anni, potrebbe conquistare tra le 6 e le 8 medaglie olimpiche, superando i cinque ori ottenuti in Giappone. "Ci credo davvero, nel senso che faccio i conti delle possibilità e calcolo una decina di medaglie. E siccome sono realista dico 6-8 possibilità da podio.
Io l'ho fatto quel lavoro lì, sono andato tante volte a gareggiare pensando di vincere o arrivare tra i primi tre. Poi arrivi quarto e ti girano un po' le scatole, però l'importante è che girino solo a te e che non sia gente che te lo fa anche notare. Già l’atleta è arrabbiato perché è arrivato dietro, ci manca anche che io vada a fare la ramanzina agli atleti, queste sono cose che non mi appartengono. È ovvio che io prenderò quello che arriva perché questi ragazzi nei tre anni che sono stati con me, o meglio dire che io sono stato con loro, non mi hanno mai deluso da quel punto di vista e si sono sempre impegnati. E poi ripeto, ci sono anche gli altri.
L'Atletica non è proprio semplice semplice, ai mondiali e alle Olimpiadi ci sono 220 Paesi e può vincere un atleta del Burkina Faso, ex Alto Volta, come è avvenuto nel triplo", con Hugues Fabrice Zango ai Campionati del mondo di Budapest 2023.
Per quanto riguarda chi può conquistare il podio, Mei non fa nomi, ma parte da qualche certezza: “Noi abbiamo dei campioni olimpici uscenti, già metto quelli e poi vediamo. È ovvio che non posso dire vinciamo 6-8 medaglie d'oro perché vincere l’oro è come andare sulla luna. Devono esserci le congiunture astrali favorevoli.
La difficoltà è ripetere una serie di medaglie d'oro, questo è certo. Però ci sono vari atleti che potrebbero vincere il titolo olimpico. Comunque a chi va sul podio delle Olimpiadi cosa gli vuoi dire, se oro o bronzo. È chiaro che è meglio vincere l’oro sempre”.
I riflettori, ovviamente, sono per il campione olimpico dei 100 e 4x100 metri, Marcell Jacobs, che dopo gli infortuni delle ultime stagioni è tornato in pista, ha lasciato il suo allenatore storico Paolo Camossi, e modificato il suo modo di allenarsi, trasferendosi in Florida e allenandosi con il tecnico statunitense Rana Reider, al Tumbleweed Track Club, e con il 'dream team' dell'Atletica: Andre De Grasse, Jerome Blake e Trayvon Bromell.
“Jacobs sta bene, io credo che nel momento in cui risolverà i problemi fisici può essere che anche la testa aiuti. E aver cercato nuovi stimoli può essere un aiuto anche alle problematiche fisiche”, garantisce Mei. “Se lui sta bene…. 9”80 non l’ha fatto nessuno neanche lo scorso anno nelle grandi manifestazioni”.
Mei è ottimista, date anche le enormi soddisfazioni raccolte quest'anno, dalla storica vittoria della Coppa Europa in terra polacca fino all'oro di ‘Gimbo’ Tamberi. “Direi che abbiamo fatto un anno anche questo straordinariamente sorprendente per chi segue l'Atletica ma non per me perché ero certo di come i ragazzi avrebbero reagito a un anno così impegnativo. Europei indoor, campionati del mondo a Budapest e poi la Coppa Europa.
Sembra una litania la mia ma la conquista di quel titolo continentale a Chorzow la metto in cima alle prestazioni e non me ne voglia Tamberi che ha vinto i Mondiali in un modo incredibile.
‘Gimbo’ ha chiuso un cerchio dei sogni che lui vuole riaprire con le prossime Olimpiadi e con gli Europei. La prima corona se l’è portata a casa con tutte le gemme che gli servivano. È chiaro che ora ce n'è un'altra, devi cominciare dagli Europei, poi ci sono le Olimpiadi ed eventualmente quello che vorrà fare. Però è ovvio che la vittoria di squadra, con lui come capitano, è quella che da presidente federale devo preferire a tutto il resto.
Che l'Atletica sia uno sport individuale lo sappiamo tutti, che riesca da sport individuale a diventare sport di squadra vincente non è così scontato”, aggiunge Mei.
A Roma, gli azzurri dovranno confermarsi campioni e coinvolgere le nuove generazioni a praticare ancora di più l'atletica, considerata come "la regina degli sport": “Sarà un europeo straordinario anche da un punto di vista dell'organizzazione. Basta vedere come sarà lo stadio di Marmi ristrutturato. Sicuramente ci saranno tanti stadi molto più belli, ma credo non ci sia un altro Paese che possa offrire quel carico di fascino che è il complesso del Foro Italico, è davvero difficile trovarlo”.
L'Europeo sarà anche un buon banco di prova, in vista dei Mondiali del 2027, a cui Roma è candidata, sotto l'attenta valutazione da parte della Federazione Internazionale di Atletica. “Quando ci sono due grandi città che provano a candidarsi e una è europea, visto il grande successo del mondiale a Budapest, è chiaro che anche la World Athletics sarebbe contenta che si potessero fare i campionati del mondo a Roma. Senza fare preferenze.
Semplicemente Budapest è stata un'edizione straordinaria, soprattutto se confrontata con quella di Eugene, ed è chiaro che ci sarebbe un fascino differente. Perché Pechino sicuramente ha moltissime cose positive, a partire dalla disponibilità di mezzi. Noi per la nostra parte abbiamo la storia, la tradizione e quindi credo sia quello più che altro che ha generato non dico una vera e propria apertura da parte di World Athletics.
Semplicemente vedo che sono contenti che ci sia una candidatura di Roma, ricordando che l’ultimo Mondiale fu fatto nell'’87. Di tempo ne è passato”.
Quarant'anni fa, l'atletica era il fiore all'occhiello dello sport tricolore. E, visti i risultati degli ultimi anni, sembra che la storia possa ripetersi.
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