Piano Mattei, “Cara Giorgia Meloni, per avere successo in Africa ci vuole il Sud”
Ogni qualvolta si parla di Africa vengono in mente i tanti Sud del mondo. Abbiamo chiesto allo scrittore Mimmo Nunnari una sua analisi sul Piano Mattei di cui tanto si discute, e la sua chiave di lettura ci riporta al centro del Mezzogiorno d’Italia.
di Mimmo Nunnari
Venerdì 02 Febbraio 2024
Roma - 02 feb 2024 (Prima Notizia 24)
Ogni qualvolta si parla di Africa vengono in mente i tanti Sud del mondo. Abbiamo chiesto allo scrittore Mimmo Nunnari una sua analisi sul Piano Mattei di cui tanto si discute, e la sua chiave di lettura ci riporta al centro del Mezzogiorno d’Italia.

Può davvero essere una buona idea il “piano Mattei” per l’Africa, ma per essere un grande progetto, con una visione positiva di futuro, come fu nel dopoguerra il piano Marshall, che segnò una svolta nella ricostruzione economica e politica dell'Europa, serve una strategia illuminata, che tenga conto degli errori dell’Europa negli ultimi decenni e delle esperienze negative fatte dall’Italia in passato, quando Mussolini dirottò in Africa soldi che potevano essere invece investiti per lo sviluppo del Sud.

 

In Africa, a quell’epoca, furono impegnate dal Governo italiano ingenti risorse, per costruire strade, ponti, porti: il sogno del “posto al sole”, costava e perciò si rese necessario dichiarare - “per superiori ragioni di ordine nazionale” - il bilancio aperto”, cioè senza alcun limite di spesa. Cosicché soldi per il Sud non ne rimasero, nelle casse statali, prosciugate dal progetto coloniale per l’Africa. Ora, non sappiamo come saranno utilizzati i 5,5 miliardi di euro, in quattro anni, promessi all’Africa dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ne si può onestamente recriminare che siano stati sottratti al Sud: buona parte, sono stati presi dal fondo per il clima, voluto dall'ex presidente della Bce ed ex presidente del Consiglio Mario Draghi. Quel che è importante, è che allambizione di promuovere sviluppo in Africa, corrisponda, come ha scritto in un suo recente editoriale il direttore di questo giornale Roberto Napolitano, una strategia - insieme dell’Italia e dell’Europa - che abbia la lungimiranza di vedere, nel Sud italiano, “il primo dei Sud del mondo”: facendolo diventare la naturale locomotiva dell’unica crescita possibile, quella dell’Africa; anche per spegnere la polveriera dei quattro mediterranei infuocati dalle guerre.

 

Il Sud, ha storicamente una posizione geografica importante, per le relazioni italiane ed europee, con lo spazio geopolitico rappresentato dal bacino del Mediterraneo e dall'Africa. LAfrica è, in buona misura, il continente del futuro e il nostro Sud - geograficamente protesi del Mediterraneo e del continente africano - è la prosecuzione di questa grande area mondiale, dove nei prossimi decenni si deciderà la fisionomia e la sostenibilità dei rapporti tra Europa e Sud del mondo, con tutte le fondamentali implicazioni strategiche che ciò comporta. Demografia, sviluppo urbano, energia, problematiche ambientali, migrazioni, identità, sicurezza, risorse, diritti umani, nellottica europea e ancora di più specificamente italiana, sono tutte tematiche che in Africa hanno una dimensione cruciale. Lo hanno capito da tempo Cina, Russia e Turchia, come dimostra il crescente interesse di queste regioni del mondo per il continente africano.

 

Se l’Italia non riuscirà, forte della sua posizione geografica vantaggiosa, ad avere un ruolo nello scenario futuro che si prospetta, saranno risorse sprecate, quelle che si vogliono destinare all’Africa, col piano Mattei. Vedremo. L’occasione, comunque, è buona per capire intanto dove, come e quanto contiamo, nel continente africano, e sarà vincente solo se il piano Mattei si comincerà a scrivere partendo dal Sud, che indiscutibilmente rappresenta lavanguardia dellOccidente verso lOriente e lAfrica del Nord, e si trova nella condizione geopolitica più favorevole, per essere  testa di ponte dellEuropa che guarda al Mediterraneo e all’Africa. 

 

Il Mezzogiorno è, storicamente e culturalmente, il territorio più vicino a quel “grande teatro” mondiale [Africa e Mediterraneo] con cui, in futuro, bisognerà fare i conti. Converrebbe, anche al Nord dell’Italia, che da sempre mira, egoisticamente, ad assomigliare al “Belgio grasso” , che attraverso un Sud protagonista -  opportunamente dotato di un hub plurale rivolto all’Africa: che significa infrastrutture logistiche, di ricerca e  scolastiche, minore burocrazia, fiscalità favorevole, per gli investimenti e certezza del diritto - , si riducessero le distanze dall’Africa che, negli ultimi anni, per mancanza di strategie intelligenti e lungimiranti, si sono allargate, anziché ridursi. Tutte le ragioni, suggeriscono perciò l’esigenza di intensificare i rapporti, non solo economici, con la realtà africana e mediterranea, ma anzitutto dialettici e di sfida sociale, anche per recuperare, attraverso il Sud dell’Italia, la vecchia qualità culturale mediterranea, della quale si è persa memoria, ma di cui ha bisogno, non solo l’Italia, ma tutta l'Europa.


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