La Corte Internazionale di Giustizia dell'Aia ritiene urgente ordinare provvedimenti di natura provvisoria per Israele. Lo ha stabilito la giudice Joan Donoghue, che ha ordinato a Tel Aviv di "prendere tutte le misure per prevenire qualunque atto di genocidio a Gaza".
A discapito di quanto chiesto dal Sudafrica, la Corte dell'Aia non ha deciso nullla per quanto riguarda il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza.
Nello specifico, la presidente Donoghue ha chiesto a Israele di preservare le prove del presunto genocidio e di riferire entro un mese, nonché di adottare provvedimenti volti a migliorare la situazione umanitaria nella Striscia, e permettere la fornitura di servizi di base e l'assistenza umanitaria urgente per aiutare la popolazione civile.
Tel Aviv, ha proseguito Donoghue, deve "prendere tutte le misure in suo potere" per evitare gli atti che rientrano nella convenzione sul genocidio e assicurare "con effetto immediato" che l'esercito non commetta atti riconducibili al genocidio, nonché garantire la conservazione delle prove che questo sia avvenuto.
Allo stesso tempo, la Corte Internazionale di Giustizia chiede che gli ostaggi israeliani prigionieri a Gaza vengano rilasciati con effetto immediato.
La giudice Donoghue ha detto che, secondo la Corte, c'è una controversia tra Tel Aviv e Pretoria, per cui la stessa Corte deve pronunciarsi sul caso. Per la giudice, "almeno alcuni atti sembrano in grado di rientrare nella convenzione sul genocidio", e "la Corte ritiene di non poter accogliere la richiesta di Israele di archiviare il caso".
Secondo la Corte, almeno alcune denunce presentate dal Sudafrica di violazione dei diritti umani sono giustificate. La Corte, ha proseguito Donoghue, è consapevole della portata di quanto sta accadendo nella Striscia, ed è fortemente preoccupata per il numero dei morti, in aumento.
Citando il coordinatore dei soccorsi delle Nazioni Unite, Martin Griffiths, secondo cui "Gaza è diventata un luogo di morte e disperazione", la giudice ha dichiarato che a Gaza ci sono 1,7 milioni di sfollati e che l'enclave è divenuta "inabitabile", ma, nel contempo, i numeri non possono essere verificati in maniera indipendente.
Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha dato ordine ai propri ministri di non commentare la decisione della Corte Internazionale di Giustizia, almeno finché "stata elaborata una posizione ufficiale di Israele". E' quanto fa sapere l'emittente radiofonica Kan.
I fondamentalisti di Hamas stanno operando "dall'interno e intorno agli ospedali Nasser e al-Amal a Khan Yunis", nel Sud della Striscia di Gaza. E' quanto segnalato dall'Esercito di Israele, secondo cui "il sistematico uso degli ospedali da parte di Hamas è stato ripetutamente documentato".
Due settimane fa, ha ricordato il portavoce dell'Esercito, l radar dell'esercito ha identificato un lancio di razzi dall'interno del compound dell'ospedale Nasser". "I fatti sul campo smentiscono la palese disinformazione diffusa nelle ultime 72 ore secondo cui gli ospedali sono sotto assedio o attacco", ha precisato.
L'Esercito, inoltre, fa sapere di "essere in contatto con i direttori degli ospedali e il personale medico, al telefono e sul campo, per garantire che gli ospedali possano rimanere operativi e accessibili".
Il portavoce ha aggiunto che "non vi è alcun obbligo di evacuare gli ospedali". "Al contrario è stato ribadita l'importanza di salvaguardare e proteggere questi ospedali affinché possano continuare a fornire servizi medici alla popolazione di Gaza", ha evidenziato, per poi aggiungere che i soldati hanno avuto notizia "dell'importanza di operare con cautela nell'area degli ospedali e dei rifugi designati prima della loro operazione contro Hamas in quest'area".
"Gli abitanti di Gaza che desiderano spostarsi dagli ospedali Nasser e Al-Amal, come molti hanno scelto di fare, possono passare attraverso il corridoio di via Al-Bahar, situato sul lato occidentale degli ospedali. L'esercito ha comunicato queste informazioni in arabo attraverso i canali dei media, distribuendo volantini in arabo nell'area, nonché attraverso i soldati dell'Idf di lingua araba che sono schierati sul campo a Gaza per mantenere i contatti con la popolazione locale".
Le Idf stanno proseguendo con "il coordinamento con i direttori degli ospedali, il personale medico e le organizzazioni internazionali. Ad oggi, le richieste degli ospedali sono state soddisfatte e non abbiamo riscontrato alcun incidente che confermi le notizie inesatte che circolano in alcune parti dei media".
"Non c'è differenza fra uomini, donne, anziani e bambini. Tutti sono obiettivi legittimi per essere colpiti o prigionieri di guerra": è quanto ha imposto il Consiglio della Shura, la guida politico-religiosa di Hamas, citata dall'emittente israeliana Kan, che riporta un documento trovato dall'esercito in una base di Hamas a Gaza. "L'intera società sionista - prosegue il documento - è un collettivo di coloni, responsabili del furto di terre, di stragi e di profanazioni di luoghi santi islamici". Per l'emittente, "la crudeltà di Hamas aveva un avallo religioso, era progettata fin dall'inizio".
Nel frattempo, il portavoce militare israeliano ha fatto sapere che sono in corso battaglie intense a Khan Yunis, nel sud della striscia di Gaza. Le Idf stanno continuando ad attaccare decine di "obiettivi terroristici di Hamas". Stando a quanto riferisce il sito delle Forze Armate, durante alcune operazioni sono stati trovati 200 ingressi di tunnel militari e distrutte 130 "infrastrutture di Hamas", mentre dieci postazioni di razzi sono state bombardate. Inoltre, altre "infrastrutture terroristiche di Hamas" sono state colpite nel Nord della Striscia di Gaza, con un'operazione combinata terra-aria. Nello specifico, un aereo militare ha distrutto un edificio "pieno di esplosivi'".
In più di tre mesi di combattimenti, fa sapere il quotidiano Israel ha-Yom, Hamas ha quasi completamente esaurito le scorte di razzi, dopo averne lanciati più di 9 mila e dopo che l'Esercito israeliano ne ha distrutti quasi altrettanti. Secondo il quotidiano, ad Hamas restano soltanto alcune centinaia di razzi.
Intanto, il Ministero della Sanità di Gaza, citato da Al-Jazeera, ha aggiornato il bilancio delle vittime: dall'inizio del conflitto, almeno 26.083 palestinesi sono rimasti uccisi e altri 64.487 feriti. Il Ministero, inoltre, ha fatto sapere che nel corso delle ultime 24 ore sono morte almeno 183 persone e altre 377 sono rimaste ferite.
Non si fermano le proteste: per il terzo giorno di seguito, decine di persone hanno bloccato l'ingresso degli aiuti umanitari al valico di Kerem Shalom, al confine con la Striscia di Gaza. Gli organizzatori, tra cui ci sono anche parenti di alcuni ostaggi, hanno affermato che "nessun aiuto entrerà fino a che l'ultimo dei rapiti non sarà liberato".
Pechino è "profondamente preoccupata" per quanto sta accadendo nel Mar Rosso, le cui acque "sono un importante canale commerciale internazionale per beni ed energia". Lo ha detto il portavoce del ministero degli Esteri cinesi, Wang Wenbin.
Replicando ad una domanda in merito alle notizie sulle richieste di aiuto da parte dei funzionari cinesi agli omologhi di Tel Aviv per fermare gli attacchi dei ribelli yemeniti Houthi, evitando danni nelle relazioni commerciali tra Cina e Iran, Wang ha invitato "le parti interessate ad evitare di aggiungere benzina alle tensioni e a salvaguardare congiuntamente la sicurezza della navigazione in conformità con la legge".
"Noi siamo amici di Israele, che deve vivere in pace e serenità. Israele ha subito un attacco inimmaginabile: madri violentate, un bambino messo in un forno... Israele deve sconfiggere Hamas che è la nuova Gestapo, sono le nuove SS. Ma Israele deve fare molta attenzione alla popolazione civile di Gaza. Non condividiamo alcune posizioni israeliane, noi siamo per due popoli e due Stati, ma siamo amici di Israele e diamo loro buoni consigli.
Ai vertici dell'Autorità nazionale palestinese, che ho incontrato ieri, ho detto di continuare a lavorare per la pace, loro sono favorevoli alla liberazione di tutti gli ostaggi senza alcuna contropartita. Lancio un messaggio a tutti: lavorare per la pace e la liberazione di tutti gli ostaggi che stanno subendo violenze inaudite". Così il Vicepremier e Ministro degli Esteri Antonio Tajani, ai microfoni del programma di Canale 5 "Mattino 5".
"La pressione degli Usa è di grande importanza negli sforzi per far ritornare gli ostaggi". Così il Ministro israeliano della Difesa, Yoav Gallant, a colloquio con l'omologo statunitense, Lloyd Austin. Nel corso del colloquio, Gallant ha riferito ad Austin che il rifiuto, da parte degli Hezbollah di ritirare i loro uomini "dal confine" del Libano "riduce la possibilità di raggiungere una soluzione politica, nonostante il sostegno di Israele a questa posizione".
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