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Non c’è dubbio che l’attuale governo Meloni, sin dall’inizio, ha evidenziato carenze gravi sia sul piano della visione complessiva, che sugli specifici provvedimenti legislativi adottati, distinguendosi per la mole di decreti, annunciati come vere e proprie rivoluzioni, propagandati con orgoglio identitario della Premier che “ci ha messo la faccia”, e subito dopo smentiti, modificati, stravolti e sottoposti a mitiche ritirate.
Da qui il declassamento degli “aspiranti avanguardisti del cambiamento”, a provetti “retromarcisti”, capaci di inventarsi proposte mirabolanti, ancorché improponibili, ma esperti nel tornare indietro facendo finta di nulla e del tutto incapaci di chiedere scusa.
Il “Retromarcismo” è diventato il simbolo di questo governo, che nella bocciatura della ratifica del MES, ha dimostrato il massimo della sua leggerezza e inadeguatezza.
Gli errori sono stati tanti e tutti da matita blu, a conferma della totale assenza in tutta la compagine di governo, di un minimo di buon senso e competenza nel capire le conseguenze di certi atti, adottati con la convinzione di guadagnare consenso, mentre sono stati solo formidabili boomerang alla credibilità e affidabilità del governo.
In primo luogo nessuno ha capito che l’idea del “pacchetto” e cioè il collegamento della ratifica del MES con gli accordi sul “Nuovo patto di stabilità”, è apparso universalmente inopportuno e perfino vagamente ricattatorio.
E ciò in quanto non era possibile riaprire il dibattito nel merito, perché gli accordi sul nuovo trattato erano già stati definiti da anni e la ratifica era solo l’ultimo passaggio formale.
Con la sua insistenza su strumentali modifiche fuori tempo del MES, il governo italiano ha violato le regole fondamentali del diritto internazionale e cioè il dovere, una volta stipulati e accettati i trattati internazionali, nella doverosa continuità amministrativa, di garantirne la ratifica, anche in caso di cambiamento dei governi.
E così si arriva al secondo errore, e cioè la bugia della presunta libera decisione del Parlamento di bocciare la ratifica del Mes, perché tutti sanno in Europa che il Parlamento Italiano, dopo la riforma elettorale del Porcellum, ha parlamentari ridotti a “yes man”, senza alcun diritto di autonomia, essendo nominati dai propri capi partito.
Non sarà piaciuto a nessuno ascoltare il Ministro Giorgetti dichiarare più volte a Bruxelles che “la maggioranza del parlamento è contraria al Mes”, cosa peraltro ripresa dalla Premier Meloni, che a sua volta ha dichiarato che si sarebbe affidata alla valutazione del Parlamento, confermando la convinzione del complotto ai vertici del governo italiano, che pensava davvero di potere giocare con furbizia, scaricando la responsabilità del No alla ratifica all’inesistente libero arbitrio dei parlamentari italiani.
Ma se perfino con l’Autonomia Differenziata, non c’è un parlamentare della maggioranza eletto al Sud, che abbia fino ad ora contestato una riforma che per legge, se approvata così com’è, “abolirà il Mezzogiorno” unicamente per favorire le regioni ricche del Nord, chi potrebbe mai credere che il voto di bocciatura del MES sia davvero il frutto della “libera decisione” degli “yes men” che bivaccano in Parlamento e che non muovono foglia senza il consenso dei loro leader?
E un altro errore è stata la soddisfazione di Salvini, che ha giustificato il No alla ratifica dichiarando “che il Mes non serve agli Italiani” e quindi l’Italia ne può fare a meno, esprimendosi in maniera sprezzante ed inaccettabile da vice Presidente del Governo, nei confronti dei Partner dell’UE.
Ma possibile che non si capisca la gravità di tale decisione, non tanto per il MES in sé, ma per l’evidente ritorno alle vecchie logiche sovraniste?
E che i partner dell’UE non potranno fare passare senza reazioni tale illogico e sconcertante esito, interpretato come risposta polemica alla mancata concessione di ciò che il governo italiano pretendeva di ottenere, con ciò rendendo più complesse e difficili le future trattative per definire nei dettagli le regole per il “Nuovo patto di stabilità”?
Ma l’errore più grave è stato, sin dall’inizio, di non volere accettare la ratifica, demonizzando il MES e tornando alla vecchia narrazione che per anni hanno sostenuto Meloni e Salvini, e cioè di un Trattato nato per controllare e schiavizzare i Paesi che avrebbero accettato di utilizzarlo.
La posizione di contrasto al MES è sempre stata esagerata e strumentale a sostegno della postura euroscettica che caratterizzava i due partiti sovranisti ai tempi dell’opposizione, ma che, almeno in apparenza, per la Premier sembrava essere stata archiviata in questi mesi di governo, anche perché certamente la modifica ultima, quella che era alla base della ratifica, aveva escluso qualsiasi rischio per i Paesi sovrani.
A parte il fatto che la ratifica, senza utilizzo del MES, sarebbe bastata a tenere lontana qualsiasi ipotesi, peraltro inesistente, di conseguenze non gradite al nostro Paese.
Appare quindi evidente che il rifiuto della ratifica, senza motivazioni, è stata unicamente la scelta di una posizione ideologica, per la preoccupazione di F.d.I. di perdere qualche manciata di voti da parte di alcuni dei vecchi elettori rimasti fermi alla narrazione precedente e, soprattutto, per evitare di favorire elettoralmente Salvini e la lega.
Per questo è stata impostata una strategia che di fatto è totalmente fallita, ed ha compromesso irrimediabilmente gli sforzi di 14 mesi di governo, finalizzati alla costruzione di rapporti solidi all’insegna della fedeltà e di sostegno ai valori dell’Unione Europea, che con la scelta sciagurata del no alla ratifica sono letteralmente evaporati.
La politica è una cosa seria, ed ancora di più lo sono i rapporti internazionali, specie all’interno di alleanze consolidate tra partner che perseguono i medesimi obiettivi condivisi, ma non per il governo italiano, che ha preferito buttare la propria credibilità nella pattumiera degli interessi elettorali e di una meschina competizione interna alla coalizione di centrodestra, che è coesa solo nella tutela delle poltrone del potere, ma non è mai stata né unita, né leale nei rapporti tra le sue componenti.
In sostanza il governo italiano ha dimostrato all’Europa e al mondo di non essere all’altezza del compito e di essere rappresentato non da statisti, ma da semplici politicanti, imbonitori da fiera, che vivono alla giornata e sono pronti a qualsiasi operazione che possa dare consensi facili, anche a costo di fare pagare prezzi enormi al Paese.
On. Nicola Bono Presidente di Europa Nazione