"In queste settimane, tra rettori, insegnanti, politici, personaggi istituzionali, abbiamo sentito usare parole che riguardano la Shoah, distorte, fuori contesto, ribaltate verso Israele e gli ebrei".
Così la Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (Ucei), Noemi Di Segni, durante la presentazione delle attività per la Giornata della Memoria patrocinate dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. con il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, e il coordinatore nazionale per la lotta all'antisemitismo, Pasquale Angelosanto.
Di Segni non ha fatto alcun nome, ma si è riferita "al modo in cui il saluto romano dipende da contesti e circostanze, all'uso del termine genocidio nei commenti sul processo alla Corte dell'Aja".
"E con estremo rispetto, riguarda anche la Chiesa: abbiamo ascoltato appelli che sminuiscono il riconoscimento del 7 ottobre come atto terroristico". ha continuato Di Segni.
"Per motivi di sicurezza non abbiamo potuto organizzare la maratona della Memoria. Sono liberi di manifestare coloro che alzano il braccio per il saluto romano e lo squadrismo dei centri sociali, quasi tutelati da una libertà costituzionale. È aberrante che la cittadinanza non possa correre liberamente. È un impegno di coerenza su cui chiediamo attenzione", ha poi detto la Presidente dell'Ucei, aggiungendo che per organizzare l'evento erano state interpellate "due città della Calabria".
"Avevamo già organizzato la maratona, poi abbiamo capito che era troppo pericoloso, i comuni non volevano rischiare di trovarsi un delirio. Basta vedere cosa è successo a Vicenza...", ha precisato Di Segni al termine della conferenza stampa, aggiungendo che la corsa, di 5 o 10 km, "è stata promossa per molti anni in diverse città, come Roma, Bologna, Torino, Livorno, Milano".
Per l'edizione di quest'anno, l'idea "era di farla in Calabria. Abbiamo contattato due città. Dopo il consulto con gli esperti di sicurezza e il consulto con il Comune si è deciso di rinunciare. Non è che il governo ha detto no a noi e sì a loro perché non è attento. È che il risultato della convivenza è: loro sì, e noi no. Che poi noi siamo non solo gli ebrei, ma tutta la cittadinanza, corrono anche bambini, famiglie con le carrozzine. È una manifestazione spensierata e allegra, pensata per spezzare l'approccio alle cerimonie lugubri, per dire che siamo vivi e corriamo liberi, come non portavamo fare nel '43 o nel '38".
"È intollerabile la sovrapposizione fra le critiche, legittime, al governo Netanyahu e l'individuazione delle comunità ebraiche nel mondo quali presunte complici delle scelte: identifica una sorta di causa-effetto per cui, poiché il governo israeliano colpisce la popolazione civile di Gaza, sarebbe giustificabile colpire qualunque esponente dell'ebraismo, i luoghi che frequenta e i simboli che lo rappresentano. Sarebbe giustificabile quindi impedire la partecipazione di orafi alla fiera di Vicenza solo perché provenienti da Israele e aggredire i poliziotti che ne garantiscono la presenza", ha dichiarato il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Alfredo Mantovano.
"Il governo rifiuta questa sovrapposizione e ritiene che quanto accade in Medio Oriente dal 7 ottobre, e alla reazione del governo di Tel Aviv all'aggressione terroristica di Hamas rappresenti solo l'occasione strumentalmente utilizzata per fare emergere con virulenza un antisemitismo che già c'era e non era neanche tanto latente", ha continuato Mantovano.
A una domanda se definire il fascismo come male assoluto lo distingua dal nazismo, ha replicato: "Non c'è da fare una classifica, ogni totalitarismo merita condanna".
"In una mia vita precedente sono stato presidente della sezione italiana della fondazione di diritto pontificio 'Aiuto alla Chiesa che soffre' che prende in considerazione le persecuzioni che hanno una matrice religiosa, non solo quindi quelle che riguardano i cristiani, ma tutti coloro che sono perseguitati per una causa religiosa.
La sensibilità nei confronti di ogni totalitarismo è certamente forte. Dopodiché possiamo fare l'elenco di tutti i totalitarismi, magari non soltanto quelli del passato, ma anche quelli del presente: sarebbe interessante spendere qualche parola sulle persecuzioni per causa della religione in Corea del Nord, dove non esiste un solo sacerdote, pastore e rappresentante pubblico di qualunque confessione, o quello che sta accadendo piu' di recente in Nicaragua", ha proseguito Mantovano.
"Per cui non c'è da fare una classifica: ogni totalitarismo merita condanna, repulsione e una presa di distanza vigorosa", ha concluso.
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