Cecilia Sala: "Sono confusa e felicissima, non ho dormito per la gioia"

"Non mi è stato spiegato perché io sia finita in una cella di isolamento".

(Prima Notizia 24)
Giovedì 09 Gennaio 2025
Roma - 09 gen 2025 (Prima Notizia 24)

"Non mi è stato spiegato perché io sia finita in una cella di isolamento".

"Sono confusa e felicissima, mi devo riabituare, devo riposare, questa notte non ho dormito per l'eccitazione e la gioia. Quella precedente per l'angoscia, sto bene, sono molto contenta".

Così Cecilia Sala, nel podcast "I miei giorni a Evin, tra interrogatori e isolamento", ha risposto al direttore di Chora Media, Mario Calabresi, in merito a come si sente dopo essere stata rilasciata dal carcere di Evin, dove è rimasta rinchiusa per 21 giorni. 

"Non mi è stato spiegato perché io sia finita in una cella di isolamento nel carcere di Evin. Questa storia comincia col fatto che l'Iran è il Paese nel quale più volevo tornare, dove ci sono le persone a cui più mi sono affezionata. Si cerca di avere uno scudo dalla sofferenza degli altri che accumuli e qualche volta volta delle fonti che incontri per lavoro diventano amici, persone che vuoi sapere come stanno e l'Iran è uno di questi posti", ha proseguito la giornalista.

"Quasi tutti i giorni mi interrogavano. Per le prime due settimane tutti i giorni. Io ho preso in considerazione l'ipotesi di essere accusata di reati come pubblicità contro la Repubblica islamica, o molto più gravi", ma le accuse non sono mai state definite, ha aggiunto.

"Mi hanno detto che ero accusata di tante cose illecite compiute in tanti luoghi diversi", ha detto ancora Sala, spiegando che prima della partenza "avevo preso in considerazione il rischio di essere arrestata ed è una cosa che mi sono rimproverata molto una volta dentro. Ho chiesto consiglio a tantissime persone di lì prima di partire, ma il nuovo governo aveva dimostrato un piccola apertura, concedendo visti a giornalisti stranieri: c'era la Cnn, Paris Match".

In merito alle modalità e ai presunti motivi del suo arresto, la giornalista ha evidenziato che il giorno prima del rientro in Italia "hanno bussato alla porta della mia camera d'albergo. Pensavo fossero signore delle pulizie, ho detto che stavo lavorando e non ho aperto. Hanno insistito, ho aperto e mi hanno portata via. In quel momento speravo potesse essere una cosa rapida, mi hanno portato in un altro posto, ma ho capito dalle prime domande che non sarebbe stato una cosa breve. Avevo letto di un arresto in Italia", quello del 38enne iraniano Mohammad Abedini Najafabadi, "e ho pensato che potessero avere l'intenzione di usarmi per quello. Avevo chiara questa ipotesi e pensavo fosse uno scambio molto difficile".

Ad Evin "sono riuscita a ridere due volte: la prima volta che ho visto il cielo e poi quando c'era un uccellino che faceva un verso buffo. Il silenzio è il nemico in quel contesto e in quelle due occasioni ho riso e mi sono sentita bene. Mi sono concentrata su quell'attimo di gioia, ho pianto di gioia".

"Ci sono persone che sono" in carcere in Iran "da moltissimo tempo. Penso a loro moltissimo. Uno dei momenti più complicati è stato a come avrei detto che mi avrebbero liberata a Farzanè, la donna con cui sono stata insieme in cella negli ultimi giorni e che sarebbe rimasta lì. C'è il senso di colpa dei fortunati nella condizione in cui mi trovo adesso. Sono quindi grata alle persone che per mestiere si prendono cura di chi è nelle condizioni in cui ero io e sono sottoposti a incarcerazioni molto più lunghe", ha aggiunto Sala, commuovendosi.

"Non ho mai pensato che mi avrebbero liberata così presto", ha proseguito. "Nella tua testa, quando non hai nulla da fare, non ti stanchi, non hai sonno, non dormi, un'ora ti sembra una settimana, La cosa che più volevo era un libro qualcosa che mi potesse portare fuori, in una storia che non fosse la mia".

Senza le lenti, ha aggiunto ancora la giornalista, "non vedo e non mi hanno dato gli occhiali se non negli ultimi giorni perché sono considerati pericolosi, puoi spaccare il vetro e usarlo per tagliarti. Non ho potuto scrivere, avere una penna, per lo stesso motivo, perché si può trasformare in un'arma. Io ho chiesto il Corano perchè pensavo fosse l'unico libro in inglese che potessero avere in un carcere di massima sicurezza della Repubblica islamica e non mi è stato dato per molti giorni. Avevo delle coperte ma non cuscini o materassi. La mia fortuna è che io considero la cucina persiana favolosa, mangiavo molto riso, nel riso c'erano delle lenticchie, della carne, il problema non è stato mangiare ma dormire".

"Non è stata mai minacciata la mia incolumità ma nella mia testa ho pensato che mi avrebbero potuto uccidere. E' una cosa che sogni, sei poco lucida perché non dormi", ha proseguito.

Raccontando quando ha saputo della sua liberazione, ha continuato: "Me lo ha detto una guardia alle 9 di mattina di ieri.Dal carcere sono andata direttamente in aeroporto e lì che ho incontrato il primo italiano". La giornalista non crede di tornare in Iran in futuro, ma "l'idea di quel Paese per me non cambia: continuerò ad amare l'Iran nella sua complessità".

Il podcast di Sala 'Stories' compie 3 anni e li festeggia proprio con l'episodio speciale sui 20 giorni da lei trascorsi in Iran. In oltre 690 episodi, Sala ha raccontato storie da ogni parte del mondo (Ucraina, Stati Uniti, Sud Sudan, Israele, Georgia, Australia, Afghanistan), diventando la prima inviata podcaster. "Con il suo lavoro - riferisce una nota - ha fatto conoscere piccole e grandi storie che aiutano a comprendere quello che succede lontano dall'Italia".

La puntata "I miei giorni a Evin, tra interrogatori e isolamento" è disponibile gratuitamente sul sito di Chora Media e su tutte le piattaforme audio.


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