"Sto cercando di non leggere le notizie che mi riguardano perché purtroppo mi fa male, malissimo. Rivivo la stessa angoscia. Mi guardo allo specchio e mi vedo come se fossi a pezzi, una persona danneggiata.
Non riesco a dormire, fatico a concentrarmi, davanti a me vedo il buio. So che tutti sono preoccupati per me e questo mi dispiace".
Così, al Messaggero, la schermitrice 17enne che ha denunciato una violenza sessuale nei suoi confronti a Chianciano, nel Senese, da parte di tre atleti della Nazionale azzurra Junior nel corso di un ritiro.
"Come faccio a fare le gare se ci sono quei tre? Non posso salire in pedana e vedere di nuovo quelle persone, le stesse che mi hanno fatto del male. Mi mettono paura, ma io non voglio abbandonare la scherma", aggiunge.
"La sera siamo andati tutti nel bar di fronte all'hotel a festeggiare dopo le gare di Milano. Ricordo solo di aver bevuto qualcosa, poi il nulla. Mi sono svegliata in una stanza semi incosciente, non avevo energia, non potevo muovermi", continua.
Dalle analisi del sangue della ragazza sono state riscontrate tracce di droga e alcol.
Sul caso sta indagando la Procura di Siena, che ha iscritto due atleti nel registro degli indagati, mentre un terzo, minorenne, è indagato dalla Procura dei Minori. Da parte loro, i tre si dichiarano innocenti.
Durante i giorni scorsi, il legale della ragazza, Luciano Guidarelli, ha denunciato "un'inerzia da parte della Procura, che neanche ha attivato il codice rosso, e della Federscherma che non ha preso nessun provvedimento nei confronti degli atleti indagati".
"La ragazza quando si è resa conto di ciò che aveva subito ha avvisato la compagna di stanza e la madre che è subito arrivata in Italia. La Federscherma è stata subito avvisata ma non abbiamo mai avuto riscontri né di provvedimenti nei confronti degli atleti coinvolti né di solidarietà nei confronti della vittima" e "il fatto che gli indagati non siano stati sanzionati o sospesi dall'attività agonistica ha reso possibile che la giovane li abbia incontrati durante gare e altri ritiri con conseguenti traumi", ha proseguito.
In una nota, la Procura di Siena ha respinto le accuse dell'avvocato, ricostruendo l'attività d'indagine che ha condotto, il 1 dicembre 2023, alla copia forense dei telefonini posti sotto sequestro, e il 4 dicembre al deposito dell'esito delle indagini in corso, in cui 13 persone sono state ascoltate come informate sui fatti. Il 20 febbraio, invece, è stata depositata l'annotazione di conclusione delle indagini e il 27 "il titolare del procedimento presentava richiesta di incidente probatorio diretta all'assunzione della testimonianza della persona offesa", al momento sotto esame da parte del Gip.
E' una decisione di cui la Procura si "assume ogni responsabilità" e per cui "è pronta a dare ogni e qualsiasi spiegazione nelle opportune sedi". La Procura, conclude la nota, respinge "fermamente le accuse di inerzia pubblicamente mosse e in particolare di inosservanza delle norme sul codice rosso".
"Mi rende molto perplesso che la procura della Repubblica di Siena non abbia ritenuto necessaria l'applicazione delle misure cautelari nei confronti degli indagati come più volte ho richiesto", è la replica di Guidarelli da Roma. La nota della Procura senese, ha commentato, è "una spallata inaspettata". "Non mi aspettavo certo delle scuse e prendo atto di quanto sostiene la Procura", ha proseguito. Per quanto riguarda la richiesta di incidente probatorio, diretta ad assumere la testimonianza della ragazza, ha detto: "Sono passati sette mesi, poteva essere fatto nell'immediatezza dei fatti come avevo richiesto".
"Noi abbiamo fatto tutto quello che potevamo, non possiamo sostituirci alle autorità giudiziarie. Non abbiamo i poteri per indagare su ipotesi di reato gravi come questi, da codice rosso. A suo tempo abbiamo attivato la procura e la giustizia federale, facendo tutti i passi necessari. Su quali basi possiamo sospendere gli atleti indagati oggi? Serve almeno un provvedimento cautelare, un rinvio a giudizio o la chiusura delle indagini", aveva dichiarato, nei giorni scorsi, il Presidente della Federscherma, Paolo Azzi, in riferimento al mancato stop degli atleti coinvolti nella vicenda. La Federazione, aveva poi precisato Azzi, ha depositato la nomina per la costituzione di parte civile, nel caso in cui la giustizia ordinaria dovesse disporre un processo.
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