Armi, droga e telefoni in carcere con i droni, 31 arresti a Napoli
Gli indagati sono accusati di associazione di tipo mafioso, traffico di stupefacenti, detenzione di armi comuni da sparo e accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti.
(Prima Notizia 24)
Martedì 19 Marzo 2024
Napoli - 19 mar 2024 (Prima Notizia 24)
Gli indagati sono accusati di associazione di tipo mafioso, traffico di stupefacenti, detenzione di armi comuni da sparo e accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti.
Sono 31 i destinatari delle due ordinanze di custodia cautelare in carcere eseguite questa mattina a Napoli da agenti della Polizia di Stato e della Polizia penitenziaria.

L’esecuzione della prima ordinanza, diretta a 20 persone, è stata affidata al personale del Nucleo investigativo centrale (Nic) della Penitenziaria, del Servizio centrale operativo della Polizia di Stato, delle Squadre mobili di Frosinone e Napoli nonché della Sisco di Napoli.

Gli indagati sono accusati di associazione di tipo mafioso, traffico di stupefacenti, detenzione di armi comuni da sparo e accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti.

L’attività investigativa, che ha generato l’ordinanza, è stata avviata dal Nic nell’aprile 2021 dopo il ritrovamento di alcuni telefoni cellulari all’interno del carcere di Secondigliano.

Questa indagine è poi entrata in convergenza con un’altra svolta parallelamente dalla Squadra mobile di Frosinone, anch’essa su delega della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, originata da una sparatoria avvenuta il 9 settembre 2021 all’interno del carcere di Frosinone.

L’attività degli investigatori riuscì a identificare l’uomo che aveva introdotto l’arma all’interno del carcere utilizzando un drone. La prosecuzione delle indagini ha fatto piena luce sulla struttura criminale capace di garantire l’approvvigionamento di apparecchi telefonici di ogni tipo, nonché di notevoli quantità di sostanze stupefacenti in diverse strutture penitenziarie della Penisola, anche in quelle ospitanti detenuti classificati di massima sicurezza.

L’uomo, e con lui la sua struttura organizzativa, veniva pagato da organizzazioni di tipo camorristico per garantire ai loro detenuti il costante rifornimento di telefoni e sostanze stupefacenti, assicurandosi il monopolio della distribuzione organizzata nelle carceri.

Le strutture coinvolte sono quelle di Frosinone, Napoli – Secondigliano, Cosenza, Siracusa, Lanciano, Augusta, Catania, Terni, Rovigo, Caltanissetta, Roma – Rebibbia, Avellino, Trapani, Benevento, Melfi, Saluzzo, Viterbo e Sulmona.

L’indagine ha portato anche all’identificazione di un 52enne in grado di modificare i droni affinché potessero sorvolare anche aree militari, sopportando un maggior peso in volo. Contestualmente i poliziotti della Squadra mobile di Napoli hanno eseguito un’altra ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di ulteriori 11 persone, accusate di associazione di tipo mafioso, estorsioni, traffico di sostanze stupefacenti, detenzione di armi e uso di dispositivi di comunicazione in carcere.

L’attività investigativa che ha portato all’emissione di questa ordinanza trae origine dall’intervento che gli agenti della Squadra mobile di Napoli portarono a termine il 20 marzo dello scorso anno in via Caracciolo per l’omicidio di Francesco Pio Maimone, raggiunto per errore da colpi sparati due gruppi di giovani durante una lite per futili motivi.

Il 12 ottobre scorso era stata già eseguita un’ordinanza che ha portato 4 persone in carcere e 3 ai domiciliari, perché accusati di detenzione di armi da sparo e favoreggiamento, aggravati dalle modalità mafiose. Sarebbero stati loro a coprire l’autore dell’omicidio eludendo le indagini e nascondendo l’arma del delitto.

Ulteriori indagini hanno portato a scoprire una faida interna ad un clan camorristico, con numerosi eventi violenti ad essa riconducibili. Sequestrate armi da fuoco e documentati scambi armati tra i due gruppi, nonché atti intimidatori con esplosione di ordigni artigianali.

Infine, sono state registrate varie interlocuzioni dal carcere, dato che gli affiliati detenuti riuscivano a comunicare con quelli liberi, impartendo disposizioni di vario genere attraverso smartphone illecitamente detenuti nella struttura carceraria.

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