Zelensky: "La presenza di truppe internazionali in Ucraina è una vera garanzia di sicurezza"

"E' un rafforzamento delle garanzie di sicurezza che i nostri partner ci stanno già offrendo".

(Prima Notizia 24)
Lunedì 29 Dicembre 2025
Roma - 29 dic 2025 (Prima Notizia 24)

"E' un rafforzamento delle garanzie di sicurezza che i nostri partner ci stanno già offrendo".

Gli attacchi russi contro l'Ucraina e i messaggi interni di Vladimir Putin sulla guerra non sono correlati alla sua "retorica pacifica" con il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump.

Lo ha detto il Presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, parlando con i cronisti.

"Da un lato, dice al presidente degli Stati Uniti che vuole porre fine alla guerra e che questo è il suo desiderio", ha dichiarato il leader di Kiev, "e dall'altro, comunica apertamente ai media tutti i suoi messaggi di essere pronto e di voler continuare la guerra: ci colpisce con i missili, ne parla apertamente, celebra la distruzione delle infrastrutture civili, dà istruzioni ai suoi generali su dove avanzare e cosa conquistare, e così via".

"A mio avviso, queste azioni non corrispondono alla retorica apparentemente pacifica che usa nei dialoghi con il presidente degli Stati Uniti", ha proseguito Zelensky. "Credo che la presenza di truppe internazionali sia una vera garanzia di sicurezza, un rafforzamento delle garanzie di sicurezza che i nostri partner ci stanno già offrendo", ha aggiunto.

E' "sconsigliabile" fare commenti in pubblico sui punti del piano di pace per l'Ucraina. Così il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha risposto ad una domanda sulla posizione di Mosca in merito alla proposta di istituire una zona economica libera nella parte del Donbass controllata da Kiev e sulla gestione congiunta della centrale nucleare di Zaporizhzhia. "Attualmente riteniamo sconsigliabile commentare singoli punti in discussione o rilasciare dichiarazioni pubbliche", ha detto Peskov, secondo quanto riportato da Interfax.

Per completare il piano di pace, devono ancora essere risolte le questioni legate alla centrale nucleare di Zaporizhzhia e ai territori, ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, precisando che il piano è pronto per circa il 90%. "Restano due questioni. La centrale nucleare di Zaporizhzhia, come funzionerà. E la questione dei territori", ha spiegato, evidenziando che il documento non può ancora essere completato proprio a causa della mancanza di intese su questi due punti. Nel contempo, però, ha sottolineato, "per quanto riguarda le garanzie di sicurezza, tutto è pronto al 100%. Stiamo solo discutendo alcuni dettagli riguardanti il periodo di validità delle garanzie".

Putin e Trump non hanno parlato di una possibile tregua in occasione del Natale ortodosso, ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, citato da Interfax. "No", ha detto, replicando ad una domanda sul colloquio tra i due Presidenti, avvenuto ieri.

Il Cremlino, ha proseguito Peskov, è d'accordo con Trump sul fatto che i colloqui di pace siano arrivati alla loro fase finale.

Kiev, come ha già detto ieri il Consigliere presidenziale Yuri Ushakov, deve prendere una decisione coraggiosa e responsabile: ritirare le sue truppe dal Donbass. Così il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, citato dalla Tass. "Certo, si tratta di un ritiro delle forze armate" ucraine "dal Donbass oltre i confini amministrativi",ha detto, nel corso di un briefing con la stampa.

Al momento, il piano di pace per l'Ucraina prevede garanzie di sicurezza da parte degli Stati Uniti per 15 anni estendibili, ma l'auspicio di Kiev è che si arrivi a "30-40-50 anni". Lo ha dichiarato il Presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ripreso da Rbc Ukraine. "Ieri abbiamo confermato con il presidente degli Stati Uniti che avremo forti garanzie di sicurezza dagli Usa. In realtà, non è per sempre, nei documenti si parla di 15 anni, con la possibilità di estendere queste garanzie di sicurezza", ha detto il leader di Kiev. "Gli ho detto che abbiamo già una guerra in corso che dura da quasi 15 anni. Pertanto, vorrei davvero che le garanzie fossero più lunghe. E gli ho detto che vorremmo davvero considerare la possibilità di 30-40-50 anni. Questa sarebbe una decisione storica da parte del presidente Trump" che "ha detto che ci avrebbe pensato".

Il vertice di ieri a Mar-a-Lago tra Trump e Zelensky potrebbe dare il via alla prima telefonata tra il leader ucraino e il presidente russo Vladimir Putin da più di cinque anni a questa parte, ha riferito Fox News, riprendendo una fonte vicina ai colloqui. L'incontro di ieri, ha detto la fonte, è un passo in avanti per gli sforzi condotti da Trump per mettere fine alla guerra, ma una telefonata diretta tra Zelensky e Putin sarebbe una "vittoria diplomatica" per il Presidente.

"Se Putin avesse partecipato alla telefonata domenica, questo sarebbe stato il più grande risultato nella preparazione dei colloqui di pace e il primo vero passo nel processo di pace", ha spiegato la fonte a Fox News. "L'unica difficoltà che hanno è che Putin si è rifiutato di parlare con Zelensky da luglio 2020, quando hanno parlato dello scandalo Wagner e del fallito tentativo di arrestare i mercenari russi del gruppo", ha aggiunto, facendo riferimento ad un'operazione fallita dell'intelligence ucraina per attrarre i combattenti della Brigata Wagner in Bielorussia e intercettarli nel corso di un viaggio da Minsk a Istanbul. "In seguito, Zelensky ha ripetutamente cercato di parlare con Putin, ma lui ha rifiutato", ha evidenziato ancora la fonte. "Ci sono state finestre di opportunità per un dialogo nell'agosto e nel settembre 2024, ma sono naufragate di nuovo quando l'Ucraina ha invaso la regione di Kursk".

I rapporti tra i due leader erano tesi anche prima dell'interruzione totale delle comunicazioni: "Prima di quel momento nel 2020, le telefonate tra Zelensky e Putin non erano mai state amichevoli, e c'era sempre tensione tra loro. Durante i colloqui, Putin era sempre taciturno e Zelensky cercava di stabilire un rapporto".

Zelensky, ha poi raccontato, "si è sempre comportato in modo condiscendente nei confronti di Putin e ha finto di essere di buon umore, quasi come se stesse recitando una parte": "Parlava molto e leggeva dai suoi appunti, temendo di dimenticare qualcosa". E "quando Putin rimaneva in silenzio, Zelensky chiedeva sempre educatamente: 'Cosa ne pensi, Vladimir Vladimirovich?'". Ma lo zar Putin "non era mai loquace".


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