Roma: truffa ai danni dello Stato e turbata libertà degli incanti, sequestrati 20 mln a società di servizi
La società si sarebbe aggiudicata illegalmente 4 lotti per la distribuzione di buoni pasto, per un ammontare pari a 580 milioni di euro. 
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Mercoledì 21 Febbraio 2024
Roma - 21 feb 2024 (Prima Notizia 24)
La società si sarebbe aggiudicata illegalmente 4 lotti per la distribuzione di buoni pasto, per un ammontare pari a 580 milioni di euro. 
Questa mattina è stata data esecuzione a un decreto emesso dal G.I.P. del Tribunale di Roma di sequestro preventivo finalizzato alla confisca di beni fino alla concorrenza del profitto del reato o del valore corrispondente pari a oltre 20 milioni di euro nei confronti di primaria società attiva nel settore dei servizi per le imprese, pubbliche e private.

Il provvedimento è adottato per illeciti amministrativi dipendenti dai reati di truffa ai danni dello Stato e turbata libertà degli incanti perpetrati, a beneficio dell’ente, da 4 legali rappresentanti succedutisi nel tempo.

Le indagini, coordinate dalla Procura e svolte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Roma, hanno permesso di ricostruire condotte, in ipotesi d’accusa fraudolente, nella partecipazione a una gara per l’affidamento del servizio di buoni pasto per la Pubblica Amministrazione per un importo stimato a base di gara pari a 1.250.000.000, che avrebbero determinato a vantaggio della società l’illegittima aggiudicazione e la connessa esecuzione di 4 lotti per un valore complessivo di circa 580 milioni di euro.

Nel dettaglio, secondo l’ipotesi di reato la società aggiudicataria ed emittente i buoni pasto, in fase di presentazione dell’offerta avrebbero falsamente dichiarato l’equivalenza tra il ribasso (o “sconto”) praticato alla P.A. e la commissione (o “sconto incondizionato”) applicata agli esercizi convenzionati, presupposto stabilito a pena di inammissibilità dalla legge di gara.

Con la stipula di accordi paralleli, invece, la società aggiudicataria avrebbe di fatto retrocesso agli esercizi convenzionati parte della prevista commissione, applicando così uno sconto maggiore rispetto a quello praticato alla Pubblica Amministrazione e, in tal modo, violando le regole imposte dal bando.

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