L'Italia del calcio. Come cinquant'anni fa. È' tutto da rifare.

Il dopo Europei 2024.

di Gianni Dell'Aiuto
Domenica 30 Giugno 2024
Roma - 30 giu 2024 (Prima Notizia 24)

Il dopo Europei 2024.

l'Italia fuori dagli Europei con un due a zero dalla Svizzera a dir poco imbarazzante e vergognoso. Ma era già successo. Forse non con una striscia così lunga, ma era già accaduto. La prestazione dell'Italia Mondiali del 1974 in Germania Ovest fu deludente.

L'Italia venne eliminata al primo turno, terza nel suo Gruppo dietro Polonia e Argentina. La squadra vinse contro Haiti, ma perse contro Polonia e pareggiò con l'Argentina.

 In campo c'erano ancora gli eroi di Messico 70 e campioni più giovani come Chinaglia, Causio e Capello che, con un suo gol ci aveva permesso di sconfiggere per la prima volta l'Inghilterra a Wembley due anni prima.

Zoff vantava il record di imbattibilità della porta azzurra. Fu una debacle inattesa e condita dal gesto di Chinaglia che snobbò la panchina. Valcareggi venne immediatamente sostituito da Enzo Bearzot e Fulvio Bernardini. Rivera, 

Riva e Mazzola chiusero con l'azzurro. La prima partita successiva a quel disastro vide non poche novità.

La formazione vide profondi cambiamenti e ad alcuni vecchi nomi se ne aggiunsero molti nuovi. Zoff, Gentile, Rocca, Cordova, Bellugi, Facchetti, Graziani, Antognoni, Chinaglia, Capello, Bettega.

Era anche l'epoca dei ruoli contraddistinti da un numero fisso.

In quegli anni era ancora in vigore il divieto di ingaggiare calciatori stranieri introdotto dopo la precedente debacle del 1966 quando l'Italia di Fabbri venne eliminata al mondiale inglese dai ridolini coreani.

Oggi è improponibile eliminare i calciatori stranieri, specialmente dopo la sentenza Bosman che apre l'ingresso ai calciatori comunitari. C'è da dire che da quel momento, tuttavia, è anche iniziata la caccia a trisavolo anche solo vagamente europei e ci troviamo squadre dove i calciatori italiani iniziano ad essere rarità.

 l'Inter campione d'Italia ne schiera al massimo cinque su undici; il Napoli scudettato di Spalletti ne aveva anche meno così come il Milan l'anno prima.

La nazionale italiana è in crisi. Due edizioni dei Mondiali saltate e questa uscita dall'Europeo giudicata in maniera a dir poco severa, senza pietà dalla stampa e dai tifosi, la dicono lunga.

 L'allenatore ci ha messo del suo: tutte le testate specializzate lo accusano di avere sbagliato le scelte ed è difficile dar loro torto. Più che uno Spalletti che inutilmente ha portato come possibili esempi da seguire i grandi numeri dieci del passato, servirebbe un Nereo Rocco che gridasse in faccia ai giocatori il suo celebre "Chi ha paura resti negli spogliatoi."

E di paura, specialmente al momento del secondo gol svizzero, se ne è vista tanta.

Chissà come si giustificheranno sui loro profili social i calciatori prima delle loro vacanze in qualche location da sogno, o anche solo a Ibiza, in compagnia di compagne pluriinstagrammate.

Adesso è il momento per il calcio italiano di una profonda riflessione o almeno di una rivoluzione. Quella di mezzo secolo fa, a qualcosa portò.


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