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Sabato alle 14:50 su Raitre il docufilm “Blu. Il colore dell’autismo” porta sullo schermo le storie di ragazzi nello spettro e delle loro famiglie, guidate dal racconto personale di Eleonora Daniele, che trasforma il dolore per la perdita del fratello Luigi in un impegno civile e narrativo di grande profondità.
Sabato alle 14:50 su Raitre il docufilm “Blu. Il colore dell’autismo” porta sullo schermo le storie di ragazzi nello spettro e delle loro famiglie, guidate dal racconto personale di Eleonora Daniele, che trasforma il dolore per la perdita del fratello Luigi in un impegno civile e narrativo di grande profondità.
Il docufilm “Blu. Il colore dell’autismo”, diretto da Marco Falorni e scritto con Andrea Frassoni, nasce come ritratto corale di alcune persone nello spettro autistico che lavorano e vivono attorno al ristorante Luna Blu di La Spezia, una realtà inclusiva dove la diversità diventa competenza e dignità quotidiana.
L’opera alterna il racconto delle giornate di questi ragazzi e delle loro famiglie alla dimensione più intima e riflessiva, valorizzando il lavoro, le relazioni e i legami affettivi come antidoto alla solitudine e allo stigma che ancora circondano le neurodivergenze.
A fare da filo rosso al documentario è la testimonianza personale di Eleonora Daniele, che intreccia le storie dei protagonisti con il ricordo del fratello Luigi, gravemente autistico, non verbale, scomparso prematuramente e spesso, da vivo, frainteso e trattato come “malato mentale” più che come persona autistica.
Nel suo percorso pubblico – dai monologhi televisivi ai libri dedicati a Luigi – Daniele ha più volte denunciato l’indifferenza, i pregiudizi e l’isolamento subiti dalle famiglie, trasformando quella ferita in una militanza dolce ma inflessibile a favore di una cultura dell’inclusione e del rispetto, che in questo docufilm trova una delle sue espressioni più mature.
Il documentario colpisce innanzitutto per la scelta di mettere al centro le persone nello spettro, senza sovraccaricarle di retorica: il “blu” non è solo il colore-simbolo dell’autismo, ma diventa una gamma di sfumature emotive, tra fatica, ironia, fragilità e orgoglio, raccontate con una regia sobria e partecipe.
La presenza di Eleonora Daniele non schiaccia mai le altre storie, anzi le accompagna: il suo sguardo di sorella che ha conosciuto istituti, porte chiuse e sofferenze, ma che oggi sceglie di dare voce ai protagonisti, restituisce al racconto una forza etica rara nella televisione generalista, facendo del docufilm un esempio di autentico servizio pubblico.
“Blu. Il colore dell’autismo” parla alle famiglie, agli educatori, agli operatori sanitari e al grande pubblico, ricordando che dietro ogni diagnosi ci sono talenti, desideri e diritti, e che le istituzioni non possono più permettersi di relegare la neurodivergenza in spazi chiusi e invisibili.
Inserito nel palinsesto di Rai3 del sabato pomeriggio, il docufilm si carica di una responsabilità ulteriore: portare in una fascia popolare un racconto complesso ma accessibile, capace di generare empatia e consapevolezza, e di trasformare la memoria di Luigi in un invito collettivo a cambiare sguardo sull’autismo.
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