Autonomia: “Uno schiaffo alla Costituzione. Per fortuna c’è la Chiesa di Matteo Zuppi”

Forte l’analisi del giornalista-scrittore che da anni racconta le politiche sul Mediterraneo e la Nuova Questione Meridionale. ”Se passa sarà un favore alla mafia”.

di Mimmo Nunnari
Mercoledì 05 Giugno 2024
Roma - 05 giu 2024 (Prima Notizia 24)

Forte l’analisi del giornalista-scrittore che da anni racconta le politiche sul Mediterraneo e la Nuova Questione Meridionale. ”Se passa sarà un favore alla mafia”.

C’è un aspetto non considerato abbastanza nella polemica che si è accesa - tardi e quando i buoi erano già scappati - sulle conseguenze che comporterà l’introduzione dell’Autonomia differenziata, e non riguarda solo la divaricazione Nord Sud e le disuguaglianze che inevitabilmente si accentueranno.

 

Avvilente, intanto, è da considerare il tradimento dei deputati e dei senatori del Sud che hanno chinato il capo come sudditi al fanatismo e l’egoismo della Lega e dei suoi alleati sostenitori dello scellerato progetto: un veleno, che corrode la solidarietà di cui il Mezzogiorno, e le aree più deboli del Paese, avrebbero invece bisogno.

 

Solo la Chiesa, con la Cei, presieduta dal cardinale Matteo Zuppi ha parlato con chiarezza e senza ipocrisie. Si tratta, per tutti i vescovi italiani, di un provvedimento che, se approvato, avrebbe conseguenze nefaste sulla stessa tenuta dellunità nazionale. La questione a questo punto non è solo ciò che domani potrà accadere, ma ciò che sta già accadendo oggi, con uno scenario politico che ci riporta indietro nel tempo, a quelle visioni miopi del dopo risorgimento che allontanarono il Mezzogiorno dall’Italia e dall’Europa, delegittimando i valori etici-politici dello Stato unitario.

 

Quali danni subirà il Sud se dovesse andare in porto il progetto che porta avanti l’attuale Governo non stiamo qui a ricordarlo, ma possiamo intanto scattare quella che sarà la “fotografia” del giorno dopo: che vedrà il Nord sempre più somigliante a un  “Belgio grasso” e il Sud simile ad uno “Stato mafia”. Questo aspetto della mafia favorita dallAutonomia non è stato abbastanza, o per niente, approfondito. Proviamo ad affrontarlo, partendo da lontano, da quando Giorgio Ruffolo nel libro Un paese troppo lungo” (Einaudi) rifletteva sul vero problema dellItalia, che a distanza di secoli dalla conclusione del processo di unità nazionale restava un Paese disunito.

 

Sono sempre più forti quelle spinte che in forme storiche sempre diverse puntano a una dissoluzione dello stato unitario”, scriveva Ruffolo. E avvertiva del rischio di una decomposizione del tessuto nazionale al Nord con forme politiche provocatorie e al Sud con una forma ambigua di secessione criminale delle mafie che sottraggono sovranità allo Stato”.

 

Erano i tempi in cui la Lega inseguiva il progetto di secessione ed emergeva il pericolo che da un progressivo indebolimento dellideale di nazione, potesse corrispondere una deriva mafiosa a Sud. In quell’analisi profetica di Ruffolo si spiegava che di fronte alle spinte antirisorgimentali, sempre più forti, lunica speranza, per tenere insieme il Paese, era recuperare la forza ideale della nazione”.  Ogni speranza, oggi, però cade se l’Autonomia passa: il progetto è tutto meno che una spinta ideale all’unita’. È il contrario : uno schiaffo alla Costituzione nata per donarci libertà ed uguaglianza. Occorrerebbe, perciò -  prima di pensare allAutonomia - ricostruire il tessuto connettivo di una presenza dello Stato nei territori dove la pervasività del fenomeno mafioso, e il sottosviluppo, si spiegano anche col radicamento debole dello Stato, che nel tempo ha perso sempre più sovranità e che, se passa l’autonomia, se ne va, sempre che ci sia mai stato. 


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