Siria: giornalisti di Al Jazeera trovano fossa comune con migliaia di corpi

Ong: "Forze turche e filo-turche mirano a prendere il controllo della diga di Tishrin".

(Prima Notizia 24)
Giovedì 12 Dicembre 2024
Roma - 12 dic 2024 (Prima Notizia 24)

Ong: "Forze turche e filo-turche mirano a prendere il controllo della diga di Tishrin".

Giornalisti dell'emittente televisiva araba Al Jazeera hanno scoperto una fossa comune con "migliaia" tra corpi e resti umani nei pressi di Qutayfa, a nord-est della capitale Damasco.

L'inviato ha mostrato sacchi di plastica bianca con resti di corpi e indicazioni di numeri. "E' probabile che questi corpi provengano dalle prigioni politiche del regime, come quella di Sednaya", ha detto il giornalista. "Questo terreno è grande circa 5mila mq", ha aggiunto, facendo vedere l'area che corrisponde, in linea di massima, ad un campo da calcio regolamentare.

Le truppe turche stanno partecipando all'attacco da parte delle forze arabo-siriane filo-turche contro quelle curdo-siriane a nord di Manbij e Raqqa. E' quanto fa sapere l'Osservatorio Siriano per i Diritti Umani.

Secondo l'Ong, i militari di Ankara e quelli filo-curdi stanno cercando di prendere il controllo della strategica diga di Tishrin, sul fiume Eufrate. L'escalation, avvisa l'Osservatorio, sta avvenendo nonostante l'annuncio di una tregua tra le due parti, con la mediazione degli Stati Uniti.

"Noi, leader del Gruppo dei Sette (G7), riaffermiamo il nostro impegno verso il popolo siriano e offriamo il nostro pieno sostegno a un processo di transizione politica inclusivo, a guida siriana, nello spirito dei principi della Risoluzione 2254 del Consiglio di Sicurezza" delle Nazioni Unite. Lo si legge in una dichiarazione del G7 su quanto sta accadendo in Siria.

"Siamo pronti - proseguono - a sostenere un processo di transizione che, in questo quadro, conduca a un governo credibile, inclusivo e non settario, che garantisca il rispetto dello stato di diritto, dei diritti umani universali, compresi i diritti delle donne, la protezione di tutti i siriani, incluse le minoranze religiose ed etniche, nonché la trasparenza e la responsabilità. Il G7 lavorerà e sosterrà pienamente un futuro governo siriano che rispetti questi standard e che emerga da tale processo".

"Siamo fiduciosi - continuano - che chiunque desideri un ruolo nel governo della Siria dimostrerà un impegno per i diritti di tutti i siriani, eviterà il collasso delle istituzioni statali, lavorerà alla ripresa e riabilitazione della nazione e garantirà le condizioni per un ritorno sicuro e dignitoso, su base volontaria, di tutti coloro che sono stati costretti a fuggire dal Paese".

Il G7 evidenzia "l'importanza che il regime di Assad sia ritenuto responsabile dei suoi crimini e continueremo a collaborare con l'Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche e altri partner per mettere in sicurezza, dichiarare e distruggere le scorte rimanenti di armi chimiche in Siria. Dopo decenni di atrocità commesse dal regime di Assad, siamo al fianco del popolo siriano. Condanniamo il terrorismo e l'estremismo violento in tutte le sue forme".

I Sette Grandi, inoltre, esortano le parti siriane "a preservare l'integrità territoriale e l'unità nazionale della Siria, rispettandone l'indipendenza e la sovranità" e riaffermano "il nostro sostegno alla UN Disengagement Observer Force (UNDOF), che monitora le Alture del Golan tra Israele e Siria".

Sul tema, il ministero degli Esteri israeliano, replicando alla richiesta presentata dalla Francia che l'Idf lasci la zona cuscinetto del Golan tra Israele e Siria, ha detto che le truppe sono state spostate nel territorio in seguito a violazioni dell'accordo di disimpegno del maggio 1974 tra Tel Aviv e Damasco, citando "l'ingresso di militanti armati nella zona cuscinetto in violazione dell'accordo, e gli attacchi alle posizioni della Forza di osservazione di disimpegno delle Nazioni Unite nella zona, per la quale è stata richiesta un'azione israeliana".

"Ciò si è reso necessario per ragioni difensive dovute alle minacce rappresentate dai gruppi jihadisti che operano nei pressi del confine, per prevenire uno scenario simile a quello del 7 ottobre in questa zona", ha fatto sapere il Ministero degli Esteri israeliano, aggiungendo che si tratta di un'operazione "limitata e temporanea".

"Israele continuerà ad agire per difendersi e garantire la sicurezza dei suoi cittadini, se necessario", ha detto nei giorni scorsi il Ministro israeliano degli Esteri, Gideon Sa'ar all'omologo francese Jean-Noël Barrot.

Dal canto suo, il dipartimento per gli affari politici del nuovo governo siriano, composto dai ribelli capeggiati dal gruppo islamista Hts, ha rilasciato una dichiarazione in cui ha ringraziato i governi di Egitto, Iraq, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Giordania, Bahrein, Oman e Italia "per aver ripreso le attività delle loro missioni diplomatiche a Damasco".

Il nuovo governo di Damasco "sospenderà la Costituzione e il Parlamento" nei tre mesi di transizione. Così all'Afp il portavoce per gli affari politici delle nuove autorità, Obaida Arnaout. "Verrà formato un comitato legale e per i diritti umani per esaminare la Costituzione e quindi apportare modifiche", ha precisato. La coalizione ha nominato il premier per un periodo di transizione di tre mesi.

Le truppe curdo-siriane, intanto, hanno deciso di issare sulle istituzioni della regione di fatto autonoma del Nord-Est della Siria la "bandiera della rivoluzione" sventolata dagli islamisti insorti che hanno fatto cadere il regime di Bashar Al Assad e preso il controllo di Damasco. "Siamo parte della Siria unita e del popolo siriano", fanno sapere le forze curdo-siriane in un comunicato diffuso poco fa dei media.


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