In Italia c’è strana libertà di offendere la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, cosa unica al mondo!
Quando il pensiero viene pubblicamente espresso attraverso “giudizi di valore” e rilanciato solo come slogan per mancanza di ragionamento oggettivo, l'autore dovrebbe accettare la definizione di “sprovveduto” e scusarsi.
di Rocco Turi
Giovedì 28 Marzo 2024
Roma - 28 mar 2024 (Prima Notizia 24)
Quando il pensiero viene pubblicamente espresso attraverso “giudizi di valore” e rilanciato solo come slogan per mancanza di ragionamento oggettivo, l'autore dovrebbe accettare la definizione di “sprovveduto” e scusarsi.

Ho appena letto sulla stampa online che la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha querelato il prof. Luciano Canfora per averla definita “neonazista nell’animo” e che, attraverso una raccolta di firme, una quantità innumerevole di associazioni (fra le quali Anpi, Arci e Cgil, evidentemente) ha solidarizzato con il “filologo e storico” per “attacco alla libertà di pensiero”. La prima udienza si terrà il prossimo 16 aprile.

Quale sarebbe l’attacco alla libertà di pensiero? Ma come fa uno studioso, filologo e storico ad esprimere certi pensieri o a leggere nell’animo altrui? Osservando il livello raggiunto dalla politica e dalla cultura italiana, verrebbe quasi da sorridere se non ci fosse da piangere.

Chiunque può pensare qualsiasi cosa, ma quando il pensiero viene pubblicamente espresso attraverso “giudizi di valore” privi di base culturale e rilanciato solo come slogan a causa della mancanza di ragionamento oggettivo, il suo autore non dovrebbe fare altro che accettare la definizione di “sprovveduto” e scusarsi.


Lo stesso documento a cura di trenta associazioni e 250 cittadin-  a difesa di Canfora non spiega alcunché, lo difende d’ufficio unicamente per la sua “onestà intellettuale e passione civile”.


Il prof. Canfora sarebbe dovuto entrare nel merito del suo pensiero e spiegare bene il concetto, ammesso che ci sia una logica a tergo della sua locuzione espressa contro Giorgia Meloni.


Infatti, l’espressione “neonazista nell’animo” avrebbe dovuto essere detta a conclusione di un processo cognitivo e procedimenti logici in grado di dimostrarla, cosa che Canfora non ha fatto.


Il professore avrebbe dovuto mettere in campo determinate premesse e giungere alla sua conclusione con precisi argomenti. Pertanto, il pensiero di Canfora - così espresso - non può essere considerato altro che analogo a quello dell’uomo del bar, a cui Umberto Eco si riferiva quando ascoltava frasi prive di senso, buttate lì per caso.


L’uomo che a ruota libera, ben prima che arrivassero i social, parlava solo al bar era solo capace di offendere e, in questo caso, Luciano Canfora ha fatto cosa medesima; e Giorgia Meloni lo ha querelato per diffamazione.


Piuttosto che reagire a priori in difesa di Luciano Canfora per le sue parole contro la Presidente del Consiglio, le associazioni entrate in campo avrebbero dovuto fermarsi per un attimo e ragionare. 
Cosa significa solidarizzare se non condividere una diffamazione fuori logica e fuori luogo? Ma si sa che a sinistra sono tutti bravi e intelligenti per definizione e dall’alto della loro prosopopea ritengono che offendere la Presidente del Consiglio sia cosa giusta. Tutto questo accade solo in Italia.

D’altra parte, se il prof. Canfora ha espresso il suo concetto - in assenza di presupposto - in qualità di storico, piuttosto che di filologo, è necessario ribadire che lo storico, in genere, lavora sui documenti e sa bene in che modo elaborare un concetto; sa bene altresì come si giunge a conclusioni a prova di critica e libertà di pensiero, ma la definizione di “neonazista nell’animo” attribuita alla Presidente del Consiglio Italiano appare buttata a caso e non è libertà di pensiero ma libertà di offendere, denigrare, diffamare.


E’ bizzarro che le associazioni che hanno solidarizzato con Canfora non se ne siano accorti. Ma si sa che a sinistra sono tutti bravi e intelligenti per definizione.


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