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“Inneggiare alla vita è un dono che dobbiamo avere tutti. Ci sono però, persone che guardano alla vita con visione più chiara e più elevata.
Sono quelle persone, come Luca Garafolo, che io definisco speciali, anime protese sempre a ringraziare e ad alimentare una speranza.
Si tratta di esseri umani che, purtroppo, hanno patologie gravi e rare. Molti di loro vivono “adagiati” su una sedia a rotelle ed altri non riescono nemmeno ad alimentarsi come noi e sono costretti ad alimentarsi attraverso speciali apparati con alimenti “ad hoc” oppure persone che soffrono di dislipidemie geneticamente determinate gravi con conseguenze devastanti sull’apparato cardiovascolare.
Tali esseri sono quelli di cui non sentiamo la voce, ma, a ben vedere, gridano più forte di tutti, affinché le loro urla possano venire ascoltate da chi può ascoltarli, aiutarli e comprendere le loro sofferenze.
Si tratta, per me, di angeli che cercano ciò che gli spetterebbe di diritto. In queste persone si rinviene una grande forza interiore e, spesso, una mente eclettica ed una cultura vastissima che potrebbero elargire all’umanità.
Il loro desiderio di vivere è grande e malgrado le difficoltà psicofisiche che incontrano nel loro vivere quotidiano, non perdono mai la speranza che dovrebbe essere alimentata da chi potrebbe farlo.
Molti sono giovani ragazzi che non si lasciano mai sfuggire il sorriso, l’entusiasmo, la fede e la voglia di vivere, creando in chi l’incontra il desiderio di abbracciarli e ringraziarli per la serenità che riescono a trasmettere, pur nella loro sofferenza.
Nella sostanza, però, noi comprendiamo che la vita ha messo all’angolo queste stupende creature dal quale vorrebbero volare più in alto per poter avvicinare lo sguardo amorevole di Dio per dirgli quel grazie che esce loro dal cuore.
Non si deve restare indifferenti di fronte alla loro sofferenza e per chi ha la responsabilità di agire non deve ritrarsi a tendere loro una mano.
Essendo il presidente dell’Associazione Nazionale Ipercolesterolemia familiare (ANIF), ciò che ho espresso è solo una parte del sentimento emotivo che provo ogni volta che si parla di tali malattie.
Ciò mi consente di avvicinarmi e poter condividere, anche se solo parzialmente, la sofferenza di chi, come Luca Garofalo, vivendo con una malattia rara, chiede non soltanto il nostro aiuto, ma anche la speranza di poter sperare”.