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Grammenos Mastrojeni, esperto di cambiamenti climatici, diplomatico e scrittore con buone relazioni internazionali, con un interessante libro - totalmente libero da accenti ideologici - prova a ribaltare la convinzione che l’Italia sia una nazione povera di risorse e senza prospettive, e spiega che dando corso a un progetto sistemico di rilancio - diventando cioè “sostenibili” - si può mutare la situazione e dimostrare che non esiste Paese al mondo più ricco di risorse come l’Italia.
Sembra un vero e proprio programma politico economico, questo interessante saggio di Mastrojeni che, scegliendo un titolo incoraggiante: “Vola Italia” (Città Nuova, pagine 311, euro 17,90), incita a ridare le ali a un Paese attualmente “insostenibile”, facendolo diventare “sostenibile”.
Puntare sulla sostenibilità, spiega, significa promuovere uno sviluppo in grado di assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente, senza, tuttavia, compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri. Non è cosa da poco, come s’intuisce, mettere a terra il programma suggerito di Mastrojeni, ma non sfugge a nessuno che di questo cambiamento di prospettiva, l’Italia ha disperatamente bisogno; non può più rinviare, se vuole scongiurare il collasso sociale, economico e ambientale che incombe.
Lasciando da parte le questioni della politica, che spesso è distratta, rispetto alle questioni reali, il problema vero, spiega Mastrojeni, è che urge uscire dalla gabbia mentale in cui domina un sentimento di rassegnazione, insieme all’idea pessimistica che il futuro riservi per l’Italia un peggioramento; e che, di conseguenza, ci possa essere una progressiva erosione delle sicurezze e del benessere. Insomma, la rassegnazione fa male, e bisogna uscirne al più presto. Ma come?
La tentazione di attendere l’uomo forte, in questi casi, osserva Mastrojeni, è pericolosa. Ce lo insegna la storia. Le esperienze del passato hanno lasciato ferite che ancora non del tutto rimarginate, e oltretutto l’Italia non ha ancora fatto definitivamente i conti con gli anni del ventennio fascista: dell’uomo solo al comando.
Non ci sono, dunque, altre strade, se non quelle della “sostenibilità”, per ripartire, e l’Italia deve poter fare la sua parte. Imboccare il cammino della sostenibilità, oltretutto conviene, osserva lo scrittore, che è, tra l’altro, segretario generale aggiunto dell’Unione Mediterranea e coordinatore di alcuni progetti per l’Ambiente dell’Onu. Importante è, però, non confondere la sostenibilità col solo obiettivo della transizione ecologica, avverte. Occorre altro, dice Mastrojeni e chiarisce che la sostenibilità non riguarda solo alberi, fiumi e clima. Riguarda anche molto altro.
Per ridare le ali al Paese, che ha bisogno di rimettere a posto i suoi ingranaggi, serve metodo, suggerisce. Metodo, che cambi anzitutto la base decisionale, sia privata che pubblica, in tutti i settori. Bisogna immaginare, in sostanza - è il ragionamento di Mastrojeni - che la sostenibilità possa diventare una “scienza della trasformazione”, che sia capace di alimentare dei cicli attraverso i quali, ogni volta che si produce giustizia e dignità, tutto il sistema torna a respirare a vantaggio di tutti.
Un punto dev’essere ben chiaro, mette in risalto Mastrojeni: non c’è sostenibilità senza partecipazione. Alla base di una prospettiva nuova, urge l’impegno responsabile dei cittadini: “Occorre interpretare ogni territorio, e solo i suoi abitanti, i suoi protagonisti, di tutti i giorni, lo conoscono a sufficienza”, dice. È, in sostanza, una gigantesca operazione democratica la politica sostenibile, utile, anche, a delegittimare la corruzione e l’evasione, in maniera strutturale: “Se un territorio lo senti tuo, sei il primo a cercare di sbarazzarti dei furbetti”, ragiona Mastrojeni. La sostenibilità, in conclusione, nella sua idea, bisognerebbe candidarla al ruolo di “scienza di governo”, a metodo di sintesi costruttiva, di modo che potrebbe concretamente guidarci fuori dal pantano in cui tutti, oggi, siamo invischiati.