Omicidio Cecchettin, la difesa di Turetta: "Non c'è stata nessuna premeditazione"

"“Calzino umido in bocca, togliere le scarpe, legare caviglie sotto e sopra ginocchia, bloccare portiere dell’auto”. Sono elenchi di chi vuole uccidere?".

(Prima Notizia 24)
Martedì 26 Novembre 2024
Venezia - 26 nov 2024 (Prima Notizia 24)

"“Calzino umido in bocca, togliere le scarpe, legare caviglie sotto e sopra ginocchia, bloccare portiere dell’auto”. Sono elenchi di chi vuole uccidere?".

Dopo la richiesta di ergastolo presentata ieri, stamani sono intervenuti in aula gli avvocati di Filippo Turetta, il ragazzo reo confesso per l'omicidio di Giulia Cecchettin, uccisa l’11 novembre 2023.

Turetta è accusato di omicidio volontario aggravato premeditazione, crudeltà, efferatezza, di sequestro di persona, di occultamento di cadavere e di stalking.

Nell'udienza di ieri in Corte d'Assise a Venezia, il pm Andrea Petroni ha parlato di “premeditazione certa, da caso di scuola”. “Nell’interrogatorio del primo dicembre 2023 e nell’esame dell’imputato in aula lo scorso 25 ottobre, ho avuto la spiacevole sensazione di essere stato preso in giro”, ha continuato, prima di chiedere l'ergastolo, pena che stamani i legali di Turetta, Giovanni Caruso e Monica Cornaviero, hanno provato ad evitare.

All'udienza di oggi non hanno preso parte Gino Cecchettin, il padre di Giulia, e la nonna della vittima, Carla Gatto.

“È un compito non facile difendere una persona reo confessa di un omicidio efferato. Di fronte a vicende come quelle di Filippo Turetta il meccanismo più immediato è il ‘crucifige’“, ha detto l'avvocato Caruso, aprendo il suo intervento. "Vogliamo davvero pensare che" sia scattato il meccanismo della “presunzione di innocenza? La condizione empatica? Vogliamo pensare che la reazione al cortocircuito della comunità sia: ‘Fermiamoci per la presunzione di innocenza?”, ha aggiunto.

“L’ergastolo è il tributo che lo Stato di diritto paga alla pena punitiva, a chi ritiene che Turetta debba essere messo in carcere e vada buttata via la chiave. Questa è l’ipocrisia dell’ergastolo, no all’esposizione alla gogna mediatica dell’imputato, questa è inciviltà giuridica. Damnatio memoriae", ha continuato Caruso durante la sua arringa.

“Porterò una goccia di legalità nel processo – ha detto ancora Caruso – È il principio di legalità che mi ispira oggi, voi siete chiamati a pronunciare non una sentenza giusta, ma dovrete pronunciare una sentenza secondo legalità. Non secondo la legge del taglione”.

La lista che Turetta aveva compilato il 7 novembre dello scorso anno, “cosa denota? Un intento preciso, lucido?”, ha aggiunto, rileggendo la lista delle 'cose da fare' compilata dal 23enne e trovata nel suo cellulare. “Non è premeditazione: è la dimostrazione esattamente contraria che la premeditazione non vi è stata”, ha aggiunto.

“Calzino umido in bocca, togliere le scarpe, legare caviglie sotto e sopra ginocchia, bloccare portiere dell’auto”. Sono elenchi di chi vuole uccidere? Chiudere le portiere perché non scappi, dopo averla uccisa? Devo mettere un calzino in bocca? – ha detto – Il pm dice che voleva sequestrarla e poi ucciderla, facendo un salto storico, affermando che quell’elenco è dimostrativo della premeditazione, le leviamo le scarpe perché fugge? Il cadavere?”.

“La preordinazione non è sufficiente per la premeditazione – ha aggiunto – perché la preordinazione è compatibile con il dolo di proposito”. “Lo avevo pensato per un futuro momento se avessi mantenuto” quel proposito, ha letto in aula Caruso dal memoriale di Turetta, agli atti del processo. La premeditazione “non è proprio caso di scuola, ma consiste nella mancanza di intermittenze, la persistenza deve essere monolitica non granulare: ‘lo faccio non lo faccio”, “cosa capita domani”, “sono pronto domani vedremo’”. 

“Filippo Turetta non vuole dileggiare nessuno, verificheremo questo aspetto di cui parla il pm che si è sentito preso in giro”, ha proseguito Caruso. “Ho detto io a Filippo di mettere per iscritto quello che è successo, gli ho detto: ‘Tu hai mentito anche a me'”, ma non vuole dileggiare nessuno”.

“Ciò che ha scritto è perché le cose stanno così”, ha sottolineato, leggendo dal memoriale di Turetta che la lista serviva per “sfogare anche la mia frustrazione anche un eventuale momento, quando l’ho pensata quel martedì sera, non so come definire”.

“Non crudeltà ma in preda all’emotività, in uno stato di alterazione emotiva, con concitazione”, ha dichiarato l'avvocato. Turetta colpisce con “pugnalate alla cieca, non ricorda nemmeno quante ne ha date”. “Ci sono tutti gli elementi di una serie indiscriminata di coltellate dare alla cieca di cui due mortali perché inflitte in profondità”.


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