Giulio Regeni, la madre: "In obitorio ho visto la brutalità di quel che gli hanno fatto"

"Era Giulio e non era Giulio. Ho detto 'ma cosa ti hanno fatto?'".

(Prima Notizia 24)
Martedì 21 Gennaio 2025
Roma - 21 gen 2025 (Prima Notizia 24)

"Era Giulio e non era Giulio. Ho detto 'ma cosa ti hanno fatto?'".

"Quando portammo in corpo di Giulio in Italia, lo vidi per la prima volta, solo il profilo frontale, sul tavolo dell'obitorio al policlinico Umberto I di Roma. In quel momento vidi tutta la brutalità utilizzata su di lui".

Così Paola Deffendi, la madre di Giulio Regeni, il ricercatore rapito, torturato e ucciso al Cairo nel gennaio del 2016, durante l'udienza nell'aula bunker del carcere di Rebibbia, a Roma, nell'ambito del processo che vede imputati il generale Tariq Sabir e gli ufficiali Athar Kamal, Uhsam Helmi e Magdi Ibrahim Abdel Sharif, tutti 007 del governo egiziano.

"Era Giulio e non era Giulio. Ho detto 'ma cosa ti hanno fatto?'. Ho visto la bestialità, la brutalità. Si capiva il percorso che aveva fatto. 'Tu che eri andato là pieno di passione'", ha aggiunto, ricordando punto per punto l'intera vicenda.

"Il 30 partiamo e arriviamo al Cairo. Viene a prenderci Noura con un suo amico. Andiamo a casa di Giulio. Nei nostri sogni era che lui tornava a casa e trovava la mamma e il papà. Andiamo in camera di Giulio. Non faccio foto. Eravamo talmente presi dalla situazione che non ho preso appunti", ha detto.

"Al mattino del 3, eravamo pronti e speranzosi di andare al commissariato di Dokki. Ci viene detto al mattino perché stanno 'lavorando sul campo'. Per noi era che si intensificavano le ricerche. Il 3 febbraio era la giornata in cui la ministra Guidi e diversi imprenditori erano al Cairo. Era una occasione per dare attenzione sul caso di Giulio. L'ambasciatore ce lo disse 'al Sisi sarà informato direttamente'".

Ad un tratto, ha proseguito, "ci chiama l'ambasciatore e mi dice: 'stiamo arrivando con la ministra Guidi'. Ci diciamo o riportano Giulio oppure c'è qualcos'altro. L'ambasciatore richiama e aggiunge 'Ho un ritardo di 10 minuti, ma non porto buone notizie'. Io ho pensato delle cose e mio marito anche".

"In casa di Giulio, dove eravamo con mio marito, sono arrivati l'ambasciatore e la ministra. Ci hanno abbracciato e fatto le condoglianze. Non so quel che mi hanno detto e fatto. Avete 5 minuti di tempo, perché tra poco sarà certamente diffusa la notizia. Non abbiamo detto nulla con mio marito. A quel punto non sapevo come dirlo a mia figlia. Ho detto a mio fratello. E' stata una telefonata molto forte".

"Il 4 febbraio siamo andati via da quella casa 'veloci, veloci, veloci', come chiese la console. L'ambasciata aveva fretta di portare via Giulio. L'ambasciatore ci disse che era meglio non vedessimo Giulio. Mi sentii vigliacca e volevo vederlo. Mi rispose 'Paola, lo ricordi come era'. Andiamo all'ospedale italiano del Cairo ci troviamo un sacco bianco con il ghiaccio intorno. Avevo l'illusione che non era Giulio. Chiesi che mi venissero mostrati i piedi. Una suora mi dice 'sa che suo figlio è un martire?' e un'altra monaca aggiunge 'shsh'", ha aggiunto.

"Non l'ho mai detto prima, nel corso delle passate udienze, in aeroporto abbiamo incontrato l'ambasciatore egiziano in Italia. Io allora mi sono presentata e gli ho detto 'sono la mamma di Giulio Regeni'. Prendiamo lo stesso volo e ci sediamo vicini. Abbiamo parlato sia in inglese che in italiano. Ci sono molte richieste della nostra legale che chiede di incontrarlo. Gli spieghiamo 'sa che c'è un processo a carico di quattro agenti egiziani'. Risponde di sì e che risponderà alla nostra legale", ha poi svelato la madre del ricercatore.

"Giulio era una persona, un figlio desiderato, che ci manca, a tutti. Era un amico, coerente, esigente, con se stesso e gli altri. Capace di mettersi a disposizione degli altri. Si fidava degli amici. Non era un giornalista. Era un ricercatore", ha concluso.


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