Assange: "Libertà di espressione a un bivio, gli Usa criminalizzano il giornalismo"

"Se l'Europa vuole avere un futuro in cui la libertà di parola e la libertà di pubblicare la verità non siano privilegi riservati a pochi ma diritti garantiti a tutti, allora deve agire in modo che ciò che è accaduto nel mio caso non accada mai a nessun altro".

(Prima Notizia 24)
Martedì 01 Ottobre 2024
Roma - 01 ott 2024 (Prima Notizia 24)

"Se l'Europa vuole avere un futuro in cui la libertà di parola e la libertà di pubblicare la verità non siano privilegi riservati a pochi ma diritti garantiti a tutti, allora deve agire in modo che ciò che è accaduto nel mio caso non accada mai a nessun altro".

"La libertà di espressione e tutto ciò che ne consegue si trovano a un bivio oscuro. Temo che, a meno che istituzioni che stabiliscono norme come il Consiglio d'Europa non si sveglino di fronte alla gravità della situazione, sarà troppo tardi".

Così il fondatore di WikiLeaks, Julian Assange, testimoniando davanti alla Commissione Affari giuridici e i diritti umani dell'assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa.

Si tratta della prima volta che il giornalista australiano parla in pubblico dalla sua liberazione, dopo aver passato 14 anni nell'ambasciata ecuadoriana a Londra e dopo essere stato rinchiuso nel carcere londinese di massima sicurezza di Belmarsh.

La sua testimonianza è collegata al rapporto della deputata socialista islandese Thorhildur Sunna Aevarsdottir, che sarà discusso e votato domani, sulla detenzione e sull'effetto dissuasivo e di autocensura su tutti i giornalisti gli editori e altre personalità che parlano di questioni fondamentali per permettere il funzionamento di una società che possa dirsi democratica.

"Se l'Europa vuole avere un futuro in cui la libertà di parola e la libertà di pubblicare la verità non siano privilegi riservati a pochi ma diritti garantiti a tutti, allora deve agire in modo che ciò che è accaduto nel mio caso non accada mai a nessun altro", ha evidenziato Assange, chiedendo che tutti agiscano "per garantire che la luce della libertà non si affievolisca mai, che la ricerca della verità continui a vivere e che le voci di molti non vengano messe a tacere dagli interessi di pochi".

"Vedo più impunità, più segretezza, più rappresaglie per aver detto la verità, e più autocensura. E' difficile non tracciare una linea tra il governo degli Stati Uniti che attraversa il Rubicone criminalizzando a livello internazionale il giornalismo e il freddo clima attuale per la libertà di espressione", ha continuato Assange.

"Ora la giustizia per me è preclusa poiché il governo degli Stati Uniti ha insistito per iscritto nel suo patteggiamento che non posso presentare un caso alla Corte europea per i diritti dell'uomo o anche una richiesta di legge sulla libertà di informazione per ciò che mi è stato fatto a seguito della richiesta di estradizione", ha precisato.

"Ho scelto la libertà sull'impossibilità di ottenere giustizia. Voglio essere totalmente chiaro. Non sono libero oggi perché il sistema ha funzionato. Sono libero oggi perché dopo anni di carcere mi sono dichiarato colpevole di giornalismo", ha detto ancora Assange.

"Gli europei devono obbedire alla legge sullo spionaggio degli Stati Uniti", ha aggiunto, affermando che il suo caso ha reso possibile a ogni grande Stato di perseguire i giornalisti in Europa. "I giornalisti non dovrebbero essere perseguiti per aver svolto il loro lavoro. Il giornalismo non è un crimine. E' un pilastro di una società libera e informata", ha proseguito.

"La mia ingenuità è stata credere nella legge. Quando si arriva al dunque, le leggi sono solo pezzi di carta e possono essere reinterpretate per convenienza politica", ha continuato il giornalista australiano.

Le leggi, ha poi fatto notare Assange, "sono le regole stabilite dalla classe dirigente in senso più ampio e se quelle regole non si adattano a ciò che vuole fare, le reinterpreta o le cambia. Nel caso degli Stati Uniti, abbiamo fatto arrabbiare uno dei poteri costituenti: l'intelligence" che è "abbastanza potente da spingere per una reinterpretazione della Costituzione".

"Penso che questa sia una lezione importante - ha continuato il cofondatore di WikiLeaks -: quando una fazione di potere importante vuole reinterpretare la legge può spingere una parte dello Stato, in questo caso il Dipartimento di giustizia degli Stati Uniti, a farlo. Non curandosi troppo di ciò che è legale".


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